Edinson Cavani, capocannoniere del Napoli, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. El Matador si racconta così:
Cavani scusi, ma lei non doveva essere il sostituto di Balotelli all’Inter?
“Non mi piace parlare di ciò che non è. In Italia mi hanno voluto il Palermo e, adesso, il Napoli. Apprezzo chi mi dà fiducia e chi spende i soldi per avermi. Le altre sono chiacchiere”.
Botija, Edinson, Matador: come dobbiamo chiamarla?
“Edi. Mia moglie Maria Soledad, ogni tanto, mi chiama Cava. Allora so che sta per dirmi qualcosa di importante”.
Edi, cosa ha capito finora della serie A?
“Che non è il campionato più bello del mondo. Il più tattico, semmai. Il calcio inglese è più fisico, quello spagnolo offre più spazi. Difficile, però, lo è di certo”.
Hernanes, Cavani, Pastore. Il Sudamerica rimane la fabbrica dei gol.
“Ti spiego perchè: noi mangiamo calcio, respiriamo calcio, beviamo calcio. Io sono nato calciatore. Io prima di camminare correvo dietro la palla . In Uruguay ogni cento metri c’è un campo, d’erba, di sassi o di sabbia, e tu lo calpesti da quando hai zero anni. Quella è stata la mia scuola”.
Mai pensato di fare l’astronauta?
“Mio papà giocava. Il mio primo ricordo, a tre anni, è con lui dentro uno spogliatoio. Non ho mai voluto fare altro. A 13 anni ero già là davanti, in attacco”.
Il senso di Edi per il gol.
“E’ mestiere, talento, missione. Faccio gol per la gioia di aiutare la squadra, ma l’attaccante è anche un grande egoista. Sono felice solo se la palla fa quello che dico io. Il gol è liberazione. Solo dopo mi sento a posto, giusto”.
Poi però ringrazia. Quindi il gol non è totalmente suo.
“Ringrazio per il dono che ho ricevuto. Non l’ho trovato per terra. Sono stato bravo a coltivarlo e non è facile come sembra: devi quasi avere doti di preveggenza per intuire da dove arriva la palla e dove mandarla”.
Cosa ha fatto per meritarsi il dono?
“Bella domanda… Diciamo che è una questione di famiglia: tra i Cavani il calcio è una vocazione che viene da lontano, da mio padre, una storia che affonda radici in profondità. Non poteva che andare così”.
Aveva idoli da ragazzino? Magari Recoba che giocò nel Danubio come lei?
“Gli idoli non mi sono mai piaciuti. Il mio idolo era, ed è, il calcio. Mi è sempre piaciuto tutto: le gioie e i sacrifici, la corsa e la fatica, gli abbracci e le botte, i guadagni e i pianti quando te ne vai di casa bambino”.
Nonno Danilo era di Maranello.
“Lasciò l’Emilia a 3 anni. No, della Ferrari non parlava mai, e nemmeno dell’Italia, a dire la verità”.
Peccato, perchè oggi la nostra nazionale farebbe volentieri a cambio tra lei e Amauri…
“Fino a 19 anni ho pensato solo a divertirmi. Vivevo alla giornata .Poi mi sono ritrovato nell’Uruguay. Mai avuto dubbi”.
Quando ha incontrato Cristo?
“Avevo un compagno, al Danubio, che spesso mi accompagnava a casa dopo gli allenamenti. Il primo a parlarmi di Cristo fu lui. Io gli facevo domande, voelvo capire: cosa c’ è sopra di noi? Chi ha creato tutto questo? A chi devo dire grazie? Ero molto giovane, cercavo risposte. Quel ragazzo è diventato pastore pentecostale. Io atleta di Cristo”.
Come è cambiata la sua vita?
“Leggo la Bibbia tutti i giorni, studio, condivido con mia moglie la benedizione della fede, che ha cementato al nostra relazione. Ho capito che c’è un tempo per tutto: per il sacrificio, la ricompensa e il gol”.
E’ quasi tempo di diventare padre.
“Nascerà a Napoli a fine marzo, si chiamerà Bautista. Lo aspettavamo da un pò ma non decidiamo solo noi: se io voglio segnare al Milan ma Cristo dice che non sono pronto, io rispetterò la sua volontà”.
Non era tempo per l’Uruguay al Mondiale.
“In semifinale l’Olanda ci ha fatto gol impossibili. Lì ho capito che non era il momento della Celeste”.
La sfida con Ibra, domani sera, la lascia sereno?
“Il confronto con Zlatan sarà un piacere, però mi piace di più l’idea di non assomigliare a nessuno. Io sono Edi, con le mie caratteristiche”.
Napoli-Milan dirà quanto valete.
“Non vedo l’ora. E’ uno snodo importante. Napoli è una città calcio-dipendente: bellissimo, ma anche una grande responsabilità”.
Che Napoli è, questo di Mazzarri?
“Una squadra per lottare ad alto livello. Vogliamo rimanere tra il primo e il quarto posto e poi vedere cosa succede. E’ l’anno post-mondiale, tutto può accadere”.
Senza Ronaldinho, l’uomo chiave del Milan?
“Pato fa la differenza”
Come vive un Matador a Napoli?
“Abito ad Arco Felice, verso Pozzuoli. Zona tranquilla. Cucino la pasta ma non al dente perchè in Uruguay la mangiamo molto cotta!”.
Ha sentito cosa succede a Terzigno? Ha letto “Gomorra”?
“No. A Palermo dove sono stato benissimo, so che c’è la mafia. Mi sono informato, poi ho deciso che della città volevo solo prendere le cose belle. Lo stesso qui a Napoli. Ci sono aspetti positivi e negativi, come dovunque. Ma quando comincia il telegiornale, spengo”.
Almeno i film di De Laurentiis li guarda?
“Ancora no. Ma sono curioso”.
Che idea si è fatto?
“Mi dicono che fanno ridere, sono leggeri. Le commedie mi piacciono”
Belen, protagonista del prossimo cinepanettone, è il bomber donna del suo presidente.
“La conoscerei volentieri. E con lei gli altri attori”.
Il suo sogno?
“Essere un vero uomo, riconosciuto per il carattere e la sincerità. I gol saranno dimenticati, un giorno”.
Come finisce domani al san Paolo?
“Con una grande gioia”.
Lo dice Cristo?
“Più modestamente, lo dico io”.
LA REDAZIONE
Fonte: Corriere della Sera
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