A quel gol si era aggrappato soprattutto lui. Cavani ci teneva tantissimo a celebrare il rientro con una vittoria che portava la sua firma. Tre punti che avrebbero riportato il sorriso in tutto l’ ambiente. Invece, tutto è stato vanificato da quella topica in pieno recupero. Ed alla fine, l’uruguagio era deluso più che mai. Neanche l’aver superato la prova da sforzo senza avvertire fastidi alla coscia sinistra, riusciva a tranqullizzarlo. Era nervoso, amareggiato , giù di corda. Ma ha trovato la forza per incoraggiare i compagni maggiormente avviliti, Aronica per l’ingenuità commessa ed Hamsik per il raddoppio divorato: «Coraggio, il campionato continua, sono cose che succedono» . Poi è corso verso l’esterno dello spogliatoio per raggiungere la moglie Maria Soledad e sfogare la delusione con lei, dopo averle dedicato il gol con quel gesto di nascondersi il pallone sotto la maglietta ad indicare la nuova gravidanza dopo la nascita del primogenito Bautista.
SETTIMO CENTRO – La settima rete in campionato, un avvio strepitoso per lui (lo scorso anno in undici gare ne aveva segnate cinque), l’aveva galvanizzato fino all’inverosimile. Per quello Cavani si è battuto come un leone dal primo all’ultimo minuto. Cercava a tutti i costi che quella rete potesse regalare tre punti pesanti al Napoli ed un sorriso a tutto l’ambiente. Pur sapendo che un allungo di troppo avrebbe potuto comportargli il rischio di un altro stop, non si è risparmiato, soprattutto in fase passiva. Logico che mancasse di lucidità nei ribaltamenti di fronte. Ma quel gol lo spingeva a dar fondo a tutte le energie immaginabili, a raschiare il fondo del barile delle proprie risorse atletiche. Del resto, rientra nel suo dna. Il Matador non riesce risparmiarsi, nè a gestire i suoi slanci, specie quando vede i compagni soffrire e s’accorge che c’è bisogno di lui sui calci d’angolo degli avversari, c’è bisogno di uno libero da marcature che vada a staccare di testa, oppure intervenire con le sue leve lunghe nelle situazioni più spinose. E Cavani l’ha fatto in maniera encomiabile, strappando più di un applauso per gli interventi risolutori nella propria area. Meno avvertiva fastidio al flessore della coscia sinistra e più correva. Da una parte all’altra del campo, su un terreno peraltro reso pesante dalla pioggia. Il Matador non sapeva quale altro ruolo andare a ricoprire pur di rendersi prezioso in fase di contrasto: il difensore, il centrocampista, l’uomo a tutto campo. Normale poi che peccasse di precisione negli appoggi nelle ripartenze oppure non si facesse trovare al posto giusto in quelle contro fughe fulminee.
PROVINO SUPERATO – Grande è stata la delusione di Cavani a fine gara. Ma in compenso c’era stato il conforto di quanto era emerso dagli esami diagnostici effettuati venerdì. Quel muscolo della coscia sinistra che aveva fatto accendere la spia dopo la gara in Ucraina con il Dnipro era a posto. Rispondeva bene alle sollecitazioni. E più scorrevano i minuti e più il bomber correva senza timore di doversi fermare di nuovo. Ormai spazzate via anche le ultime remore psicologiche. Cavani sul piano atletico stava tornando quello di prima. E sul piano psicologico, il gol trovato dopo appena sei minuti aveva fatto il resto. Un bomber pienamente ritrovato in funzione del campionato. L’unico calciatore capace di trasformare in oro quanto riesce a produrre la squadra. A condizione, però, che non gli si chieda di fare spesso anche l’uomo del salvataggio difensivo in extremis. Ora il Matador ha il tempo per recuperare anche brillantezza e magari ripresentarsi a Marassi nelle vesti del protagonista. In quello stadio è andato spesso a bersaglio. Ultimamente di nuovo con la Samp, su rigore, ma lo scorso campionato proprio al Genova fece gol subentrando durante la gara ma servì a poco. Il Napoli ora s’aggrappa a lui per invertire la rotta fuori casa e Cavani è pronto a ripetersi, anche perchè la delusione da smaltire resta forte.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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