Durante la trasmissione “I Signori del calcio”, parla il centravanti del Napoli Edinson Cavani, raccontandosi ai microfoni di Sky. Ecco quanto sottolineato da Iamanples.it.:
“Essere qui a Napoli dove ci sono stati campioni che hanno fatto la storia della città mi riempie il cuore di gioia. Mio fratello è stato il mio modello, lui ha fatto molto per far star bene la mia famiglia. Quando ero piccolo i miei genitori non mi hanno costretto a fare il calciatore e solo seguendo mio padre che giocava, mi è venuta la passione per questo sport. I miei avevano pochi soldi ma quelli che c’erano bastavano per andare a scuola e avere vestiti. Il Danubio è la squadra che mi ha reso importante, sono esploso a livello tecnico e poi sono stato convocato dalla Nazionale Under 20, quindi il mio trasferimento al Palermo. Lì conobbi Amauri dove feci subito amicizia per via della lingua, lui parlava il portoghese ed io lo spagnolo. Arrivato in Italia mi dovetti abituare ad usanze diverse dall’ Uruguay, la gente di Palermo è davvero di cuore, mi ha subito coccolato e voluto bene e ho ricambiato il loro affetto sul campo con quello splendido gol all’esordio contro la Fiorentina. Con Guidolin è stato un rapporto molto sincero, lui mi spiegava le sue scelte,io le rispettavo è questo è la cosa più importante.Mio padre mi dice spesso che nel calcio devo dare sempre il massimo, perché nessuno ti dice nulla se dai tutto te stesso, in allenamento mi comporto in una maniera e fuori dal campo sono un altro, sono fatto così. L’ episodio dell’ aggressione a me e a Bertolo mi ha segnato parecchio in quei mesi a Palermo, ci furono dei teppisti che colpirono la macchina con la catena spaccando il vetro e fummo costretti a scappare. In Uruguay il mio soprannome era Gringo per la grinta che trasmettevo in mezzo al campo e il “Matador” me l’hanno data i tifosi napoleatani, però non so il perché, probabilmente è perchè alzo le dita al cielo. Mia moglie Soledad mi sostiene molto sia per il calcio e sia per le cose della vita ad esempio l’ amore. Nella vita se sei credente in Dio vuol dire che credi nei segni della vita. Dopo il mondiale con la nazionale uruguaiana non sapevo niente del mio futuro, della città di Napoli conoscevo il calore dei tifosi azzurri e in 24 ore sono diventato un giocatore di questa gente. La partita con la Juve è molto sentita dall’ ambiente, si parla di quella sfida per giorni e giorni e dopo quella partita io sono tornato a casa molto stordito per una serata così bella e inattesa. Io voglio rimanere Edinson Cavani, lasciare il segno in questa città senza emulare Maradona che è stato un idolo indiscusso per i tifosi. L’ affetto della gente partenopea si avvicina all’ affetto dei tifosi sud- americani, per calore e passione sono straordinari. Devo migliorare molto tecnicamente e a me piace molto dare una mano in tutte le zone del campo ai miei compagni di squadra. Finito con il calcio vorrei lavorare nei campi a contatto con la natura, nel mio paese a Paolo Alto”.
La Redazione
A.S.
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