Ci mette ventinove secondi per sbloccarsi. Appena ventinove secondi per tornare al gol che mancava da un mese in campionato, l’ultima volta annientò il Milan con una tripletta al San Paolo. La nota positiva in una serata molto amara per il Napoli sconfitto in rimonta.
«Infatti, il gol non mi basta: dovevamo vincere»,
dice il Matador sfilando via dalla zona interviste, dove comunque non si sottrae alle richeste di qualche ragazzino: rilascia autografi e si fa fotografare. Colpisce il Matador alla prima occasione utile. E dedica il gol al figlio appena nato dell’amico Zuniga. Rapace come un falco, si fa trovare al posto giusto sull’assist al bacio di Dossena. Si sposta sul primo palo e con un sinistro forte e preciso la mette sotto la traversa. Segnò a Palermo, contro la sua vecchia squadra, storia di sei mesi fa: fu quella l’ultima rete del Matador in trasferta. Segnò anche a Catania nella stagione scorsa, dopo trentanove minuti portò il Napoli in vantaggio sfruttando al meglio l’assist di Lavezzi. Finì in pareggio, ancora peggio quest’anno gli azzurri hanno perso 2-1.
Mazzarri lo ha tenuto in campo in queste ultime partite nonostante Cavani fosse lontano dalla forma migliore. Praticamente non l’ha tolto mai, insieme a Lavezzi e De Santis è stato l’unico a sfuggire a qualsiasi forma di turn over. Sempre in campo dal primo minuto in questo ciclo di partite ravvicinate, questa contro il Catania è stata la quinta gara consecutiva, quattro in campionato e la sfida di Champions al San Paolo contro il Bayern. E giocherà ancora contro i tedeschi mercoledì e con la Juve al San Paolo. Un intoccabile, lo ha definito così Mazzarri, uno come lui la stanchezza non l’avverte. E dopo le ultime partite al di sotto delle aspettative ecco la risposta a Catania, la reazione d’orgoglio. Spirito diverso, condizione mentale e fisica diversa, anche una posizione differente rispetto al solito.
Il Matador è partito più largo a destra, lasciando a Mascara una posizione più centrale, effetto di un modulo leggeremente diverso con l’ex catanese che agisce alle spalle dell’uruguaiano e di Lavezzi, punte avanzate. Parte più largo e si sposta a sinistra, una mossa per toglierlo dalla marcatura asfissiante dei difensori centrali avversari. Una posizione simile a quella in cui gioca nell’Uruguay quando la punta centrale è Suarez, anche se con la Celeste, almeno in coppa America partiva lontanissimo dalla porta avversaria. A Catania invece è tornato ad essere letale, meno isolato, più assisito dai compagni e poi la solita generosità con i rientri fino alla linea dei difensori. Più nel vivo dell’azione e più convinto, effetto anche dall’iniezione di fiducia per il gol alla prima azione utile. E così Cavani ci ha riprovato, sempre dalla destra, finalmente una giocata delle sue, controllo, finta e tiro da posizione defilata: costretto agli straordinari il portiere catanese Andujar. Una presenza costante nel vivo dell’azione, poi l’espulsione di Santana cambia il quadro tattico. Diventa una partita di maggiore sacrificio per tutti, anche per l’uruguaiano. Ora la Champions, l’impegno dell’Allianz Arena con il Bayern Monaco, Due gol in Europa, l’ultimo su rigore al Villarreal al San Paolo, che è poi è stato anche l’ultimo suo gol in ordine di tempo in maglia azzurra, Poi segnò con la maglia dell’Uruguay, in nazionale durante la sosta.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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