A.A.A. rigorista cercasi. Il terzo penalty consecutivo sbagliato dal Napoli – i due di Cavani con Chievo e Genoa e quello di Hamsik con il Torino – mette in primo piano uno dei pochissimi nei della squadra di Mazzarri: l’assenza di uno specialista dagli 11 metri. In questa stagione il Napoli ne ha segnati 7 su 11, appena 5 in campionato e tutti realizzati da Cavani, che non ha fallito contro Aik e Dnipro in Europa League. Proprio il Matador, tuttavia, si sta dimostrando un rigorista non infallibile, avendo all’attivo sinora appena il 60% dei penalty assegnati in campionato al Napoli nelle ultime tre stagioni (12 su 20), con una media che si alza considerando anche le coppe (in tutto 18 rigori realizzati su 26 calciati), dove non ha sbagliato mai. In questa stagione Edi ha bucato tre rigori su dieci, dei quali due non determinanti (contro Lazio e Genoa a risultato già acquisito) e uno, quello di Verona, che avrebbe potuto riaprire la partita.
«Cavani è un attaccante straordinario ma non è un rigorista, perché non è freddo quando calcia dal dischetto. Il rigorista per definizione è colui che mette la palla da un lato con il portiere dall’altro». A parlare è Beppe Savoldi, indimenticabile bomber del Napoli (con 77 gol è il settimo di sempre), il terzo rigorista della serie A con 45 penalty segnati, alle spalle solo di Baggio e Totti. «Quando si calcia bisogna guardare i movimenti del portiere, avere piena coscienza di se stessi e la freddezza di cambiare angolo all’ultimo momento. Io provavo a fare così – racconta Savoldi – facendo un movimento opposto con la caviglia appena notavo l’angolo scelto dal portiere. È una questione di attimi». Il Napoli si “perde” in questi attimi, lo dimostra la statistica delle ultime sei stagioni, da quando cioè è tornato in serie A: 50 rigori assegnati, 30 realizzati e 20 sbagliati. «Prima c’era Domizzi che era bravo – ancora Savoldi – ora Cavani mi sembra che scelga sempre gli stessi angoli e ci mette solo la forza. Meglio piazzarli, anche se i portieri di oggi studiano di più i rigoristi».
Pure il secondo specialista del Napoli, Hamsik, non brilla dal dischetto: non segna dagli 11 metri da due anni, dal rigore di Bologna-Napoli (0-2) del 10 aprile del 2011. Il suo score parla chiaro: su 13 penalty, 7 gli errori e 6 le reti. Gianni Improta, mezz’ala come lo slovacco, era invece pressochè perfetto: col Napoli 13 penalty segnati su 14. «Sbagliai solo col Palermo. Né Marek e né Cavani hanno le caratteristiche giuste, perché non guardano mai il portiere. Edi non lo è perché è troppo irruento quando calcia e sbaglia a cercare di indirizzare il pallone a mezza altezza. Io ero freddo, in quegli istanti mi isolavo, guardavo il portiere, fintavo e la mettevo spesso rasoterra nell’angolino destro, con una certa potenza e facendo gioco con la caviglia. Per i portieri è difficile, in pochi attimi, tuffarsi verso il basso». Urge, dunque, una soluzione. Mazzarri invocava domenica sera una conclusione potente e centrale. «È un’alternativa in più – dice Savoldi –perché se Cavani deve scegliere tra i due angoli e il centro è più difficile che il portiere indovini la traiettoria». E Improta: «Fossi in Mazzarri sceglierei uno come Pandev, molto bravo e preciso, o anche tiratori come Dzemaili e Insigne. Nel finale di stagione non si può correre il rischio di sbagliare altri penalty».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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