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Cavani-Hamsik, la Coppa torna a Napoli

Dopo 22 anni si riapre la bacheca del Napoli. Nel ’90 vi era stata collocata la Supercoppa italiana, vinta contro la Juve di Maifredi. Questo è il primo trofeo dell’éra De Laurentiis, la quarta Coppa Italia nella storia di un club che ha ritrovato la sua grandezza stendendo i neo campioni d’Italia nella finale all’Olimpico e regalando una festa a Napoli. Decisivo sempre lui, Cavani, impeccabile su rigore, concesso per uno scoordinato intervento di Storari su Lavezzi, che con quello scatto in area ha fatto l’ultimo regalo alla squadra prima dell’addio. E poi la prodezza di Hamsik, che ha giocato da campione assoluto, da leader. I trentamila hanno cominciato a cantare «Oje vita oje vita mia» dopo la rete di Marek mentre in campo Mazzarri e i giocatori impazzivano di felicità. Con gli occhi rossi il Pocho, salito sulla balaustra per urlare la sua felicità prima dell’addio. La grande imbattibile Juve è diventata piccola al cospetto di questo irresistibile Napoli, che ha meritato il trionfo e la festa, proseguita nella notte. De Laurentiis e i giocatori si sono commossi correndo sotto la curva dopo una partita tesa.
La finale era entrata subito nel vivo, niente tatticismi da parte di Mazzarri e Conte, che si sono presentati con un modulo speculare perché Hamsik ha occupato una posizione più arretrata per dedicarsi a Pirlo. Il Napoli ha avuto l’occasione per colpire dopo un minuto e 25 secondi: efficace l’inserimento di Campagnaro a destra, puntuale il cross per Zuniga, che ha schiacciato il pallone verso la porta, respinto da Storari. Gli azzurri hanno cercato di approfittare dei disagi della difesa juventina, priva di Chiellini, il suo pilastro. Lavezzi è apparso più motivato del precedente match di campionato, quando aveva raccolto i fischi del San Paolo: è andato vicino al gol (11’), saltati Bonucci e Caceres, ha calciato in porta con decisione, palla d’un soffio a lato. La compatta Juve ha cercato di rendersi pericolosa sfruttando le ripartenze perché la manovra era resa difficile dalla costante attenzione e dall’intenso lavoro di difensori e mediani azzurri, avendo Mazzarri fissato rigide marcature a metà campo: Inler su Vidal e Dzemaili su Marchisio, con Hamsik e Cavani pronti ad alternarsi su Pirlo o a pressare su Bonucci, quando avviava l’azione.
Il genio di Del Piero, al passo d’addio tra i rimpianti prevalentemente della tifoseria juventina, non riusciva ad accendere i compagni, pericolosi con due tiri da fuori di Marchisio (19’) e Borriello (38’). Ad alta tensione il finale del primo tempo con le proteste dei bianconeri per il fallo di Aronica su Marchisio in area e per un altro, a metà campo, di Cavani su Pirlo, entrambi sfuggiti all’arbitro Brighi. Per aprirsi varchi sul lato sinistro Mazzarri ha modificato la posizione di Lavezzi, spostandolo sulla fascia e creando una catena con Zuniga. Una triangolazione tra il Pocho e Dzemaili terminava con un tiro-cross dello svizzero, palla lunga su cui Cavani non riusciva a proiettarsi. La partita diventava aspra, Brighi e i suoi collaboratori rischiavano di perderne il controllo per una serie di errori più e meno evidenti, o per episodi dubbi come il fuorigioco fischiato a Del Piero (7’) o il braccio di Lichtsteiner (8’) che deviava il pallone e anticipava l’intervento di Cannavaro.
L’arbitro vedeva bene nella circostanza decisiva, quella del rigore di Cavani. Un’azione studiata a tavolino, dalla rimessa laterale di Campagnaro al tocco di testa di Cavani per l’inserimento del rapido Lavezzi, falciato da Storari, in evidente ritardo. Il Matador, al quinto centro in Coppa Italia, è stato implacabile dal dischetto. E dopo c’è stato il gol di Hamsik, a capo di un magistrale contropiede. Quel pezzo di Napoli all’Olimpico poteva esplodere di felicità.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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