Che possano capitare periodi negativi fa parte del gioco, e non c’è da recriminare né da accusare. Che però di fronte ai problemi non si trovi una soluzione, diventa un demerito. Perché il Napoli è da più di un mese che denuncia difficoltà e lacune, e cercare soluzioni è d’obbligo, se davvero si vuole puntare in alto. Una partita sbagliata non è un dramma, ma passaggi a vuoto lunghi quattro o cinque turni possono inficiare un intero campionato. Per fortuna poi salgono in cattedra l’orgoglio e il talento di certi campioni, e per il momento i guai vengono messi da parte. Ma il catalogo dei problemi è ricco di elementi.
I SINGOLI – Dopo i primi 10’ di gioco, Walter Mazzarri se l’è presa con Dossena, incapace di seguire Jankovic quanto di proporsi in attacco, dove ha fallito anche una ghiotta occasione iniziale. Il terzino di Lodi è fuori condizione e non riesce a venire fuori dalle proprie incertezze, ma Mazzarri al momento non ha alternative a sinistra. Meno forzato è l’impiego di Pandev: il macedone da tempo ha perso lo smalto estivo, lo staff tecnico insiste su di lui forse per ritrovarlo, ma Insigne è troppo più in forma per lasciargli legittimamente spazio. Goran è uscito per infortunio ma il cambio era già alle porte. Non meno grave il periodo negativo di Maggio: è la terza partita in cui sbaglia un gol di testa davanti alla porta, ma il vero problema è che non sa più spingere, crossare e sbaglia troppi passaggi, faticando oggi in modo disastroso anche quando gli tocca coprire – Antonelli su quel lato gli ha fatto venire il mal di testa, come in occasione del gol del vantaggio genoano.
LA SQUADRA – Al di là di tre o quattro elementi in grossa crisi, è l’intera armonia corale del Napoli che non funziona più come potrebbe. La qualità della manovra scarseggia, c’è poca velocità e una preoccupante incapacità a verticalizzare. Tantissimi i palloni persi, tali che le azioni da gol del primo tempo, da una parte e dall’altra, le hanno regalate le rispettive imprecisioni nel palleggio più che i guizzi dei portatori di palla. In fase di non possesso, il Napoli visto a Genova era gravemente sfilacciato e incapace di tenere le posizioni, generando un’imbarazzante confusione. I centrocampisti vagavano senza ordine, il Genoa trovava varchi immensi perché gli azzurri, estremamente lunghi e poco mobili, non coprivano bene le zone del campo. L’esito inevitabile sono stati gli ormai consueti sbandamenti difensivi: gravi non solo quelli in occasione delle due reti, visto che i rossoblù di casa hanno più volte trovato lo spazio in contropiede per sfiorare il gol, e solo De Sanctis o la traversa hanno evitato il peggio.
I SALVATORI – Sembra di sentire un ritornello quando si parla degli errori. E sta diventando copione anche la contromisura ai problemi: i soliti salvatori della patria che prendono in mano la squadra, il nuovo trio Hamsik-Insigne-Cavani. Quest’ultimo è ancora una volta eroico: è vicino all’azione in ogni parte del campo, aiuta la difesa e il centrocampo, si sfianca a rincorrere passaggi imprecisi in attacco; esausto, fallisce le occasioni sporche che gli capitano, ma alla prima buona la mette dentro saltando Frey. Ancor più encomiabile la rincorsa a una palla vagante che innesca il contropiede del definitivo 4-2, con un assist al bacio del “Matador” per Insigne, che meritatamente trova la rete. Il giovane Lorenzo ha cercato con insistenza la porta e ha assicurato incisività alla manovra, tanto che sta diventando imbarazzante la scelta di lasciarlo fuori all’inizio per far giocare Pandev. Infine Marek Hamsik, come sempre decisivo: un assist e un gol anche in una gara in cui brilla un po’ meno del solito. Questi giocatori sono un patrimonio del Napoli, ma non possono essere i risolutori di tutti i problemi.
LA TATTICA – Dal 50’ anche l’ingresso di Mesto ha cambiato l’inerzia della partita, oltre che il modulo, trasformandolo in un 4-2-3-1 molto più adatto alla situazione. Una soluzione che forse andava presa fin dal principio, non per il fatto casuale che proprio Mesto abbia pareggiato, ma per la condizione precaria dei due di fascia, che non garantiscono la funzionalità del 3-5-2 che poggia proprio sulla forza delle ali. Proprio le vie centrali stanno offrendo maggiore efficienza alle offensive degli azzurri, e forse varrebbe la pena puntare su qualche cambiamento tattico non solo a partita iniziata e nei momenti di disperazione, ma fin dall’inizio. Proprio Insigne è l’elemento-chiave che valorizzerebbe un 4-2-3-1, essendo capace di operare sia largo a sinistra che accentrandosi in area. Ipotesi a cui Mazzarri deve pensare, perché al di là del risultato il suo Napoli attuale non si è messo alle spalle le difficoltà, e se giocatori come Maggio, Pandev e Dossena non sono al top della condizione, non sarebbe un dramma farli riposare e ripensare il modulo di una squadra che, potendosi esprimere al meglio, sa ancora essere devastante.
A cura di Lorenzo Licciardi
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