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Cavani: gol e magie, una scalata inarrestabile

Ormai il "Matador" sembra Re Mida ogni pallone che tocca fa gol

Quante volte, Edi… Le ottanta reti che hanno cambiato il Napoli sono post it della memoria, una sventagliata d’immagini che accecano: e in quel film, un kolossal, che da due anni va in scena ovunque, in Italia e all’estero, in campionato, in coppa Italia, in Champions, in Supercoppa o in Champions League, il diavolo che ci mette sistematicamente la coda è un fenomeno con pochi eguali, un bomber bionico d’amare perdutamente per chi ha il football nelle vene. Da Cavani a Cavani – e quindi dall’Elfsborg al Milan – c’è una produzione industriale di capolavori, poker d’un asso incorreggibile (al Dnipro), sei triplette per grandi e piccine (una già al Milan, ma una anche alla Juventus e due alla Lazio, e una all’Utrecht e una alla Samp), un’enormità di doppiette che ormai neppure si contano (sono undici, ma che fa) e poi volée, tap in, finte, cucchiai e un marchio di fabbrica che abbraccia l’intero vocabolario dell’attaccante, senza (quasi) mai commettere un errore di sintassi.

UN FESTIVAL – Ma l’importante è esagerare: e in dieci giorni, dunque dal Torino in poi, dal rientro dopo la sosta forzata per due partite, i conti sono stati riveduti e corretti, accelerando in maniera impressionate, scalando l’Everest a piedi nudi, facendone talmente tanti da perdersi su quella giostra del gol arricchita da una irruzione effimera con i granata, da una quaterna secca al Dnipro, da una gentile prodezza con il Genoa e, per chiudere, persino con un graffio in Nazionale. Sette bellezze da tenere presente, in quella sfida della new generation che va affrontata con El Shaarawy, una tendenza senza frontiere, una ispirazione che somiglia tanto alla bramosia, un effetto cannibalesco d’un matador incapace di far sconti a chiunque, men che meno a se stesso, erede designato di Maradona in quella classifica all time che lo vede (per il momento) al sesto posto, a sedici reti da Altafini e Careca.
CHE MOMENTO! – Trentatré gol nella prima stagione da principe azzurro e poi, per scacciare via quel velo di (teorico) pregiudizio, quella spruzzata di diffidenza di chi sospettava fosse difficile ripetersi, altre trentatré reti: ma stavolta va addirittura meglio, perché un gol a partita significa spingersi ben oltre l’immaginazione, persino la sua, e tracciare un nuovo solco, aprire nuovi capitoli, avviare un’altra era: quella di Cavani.
CASA SUA – Napoli è ormai casa sua, la scelta di vita sublimata attraverso la firma sul contratto fino al 2017 e dunque la resistenza ad oltranza a qualsiasi tentazione. Napoli è il mondo ovattato che lo coccola con gli sguardi, che lo divora d’affetto, che ne coglie i sospiri, che lo segue come un Re Mida, perché l’Europa League, giovedì scorso, pareva svanita e definitivamente; e pure a Marassi, a un certo punto, restava a malapena una lucina accesa: era la spia che annunciava l’arrivo di un matad’or, un sirenetto. Quante volte ancora, Edy?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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