“Siamo sicuri che Cavani si ripeta? Gli attaccanti vanno soggetti ad annate. E se capitasse un infortunio? No, meglio cautelarsi”. Questa una delle riflessioni espresse ad alta voce dal presidente De Laurentiis durante la permanenza nel ritiro estivo di Dimaro. Il patron cercava un altro attaccante che non poteva essere Lucarelli, tantomeno Mascara. Poi, più tardi, con l’avallo di Mazzarri, spuntò l’idea-Pandev. E ad pochi giorni dalla chiusura del calcio mercato arrivò il macedone.
I DISAGI -Ma il Matador non era cambiato. Intatto il fiuto del gol. Come del resto, dimostrato dalla rete realizzata al Manchester City e la tripletta al Milan nel giro di quattro giorni, dal 14 al 18 settembre. Era cambiata invece la condizione psico-fisica. Cavani aveva accusato problemi durante la Coppa America. Si era allenato poco e male, senza peraltro fare vacanze. E, non avendo svolto un’adeguata preparazione atletica, s’infortunò anche a Napoli, durante la sfida con il Villarreal. Poi, erano mutati gli impegni ed il loro coefficiente di difficoltà da un anno all’altro. Molto più dispendiosa la Champions rispetto all’Europa League. Ecco spiegato il lungo digiuno ed un rendimento non all’altezza del bomber ammirato l’anno prima. C’era già chi parlava di crisi, di involuzione tecnica, di mira ormai smarrita.
LA CONFERMA -Ma Cavani era sempre lo stesso, gli mancava solo la brillantezza atletica ed una condizione che tardava ad arrivare. Tra l’altro il furto subito nell’abitazione di Lucrino che l’aveva costretto ad un trasloco repentino, l’aveva turbato a malapena. Il Matador aveva solo bisogno di svolgere un programma di lavoro personalizzato che lo portasse a ritrovare la forma migliore. Programma che non poteva essere rispettato a causa degli impegni in successione, nazionale compresa. Appena ha avuto modo di lavorare con una certa continuità, ecco il cecchino infallibile che fino all’ultimo contese lo scettro dei bomber a Totò Di Natale un anno fa. Doppietta al Manchester City, un gol all’Atalanta allo scadere, doppietta al Lecce e mercoledì notte, l’altra doppietta, al Genoa.Nove centri nelle prime sedici gare di campionato. Quante ne aveva realizzate nella passata stagione. L’uruguagio viaggia, quindi, alla stessa andatura. Non ha perso il vizio del gol. E si trova a suo agio sia con Lavezzi che con Pandev. L’unica differenza è alle squadre a cui ha fatto gol: otto lo scorso campionato, cinque nell’attuale. Più costante prima che ora ma la spiegazione sta tutta nello stato fisico e mentale.
L’ABBRACCIO -Al primo dei due gol realizzati al Genoa, in pratica quello che ha schiodato il risultato, Cavani è corso verso la panchina ad abbracciare Mazzarri. Il motivo c’era. Martedì allenatore e calciatore erano stati a conversare per un’ora circa. Il tecnico toscano sa essere anche psicologo quando occorre. Aveva notato un certo nervosismo del Matador nel corso della gara con la Roma. E gli avrà ribadito fiducia, spronato, incoraggiato. Come del resto, Mazzarri aveva fatto già in conferenza stampa: «Cavani è il nostro finalizzatore principe. S’arrabbia quando non gli viene la giocata ma a me piace così, vuol dire che ha sensibilità, ci tiene a far gol e vedrete che tornerà presto a gioire. Intanto con la Roma gliene hanno annullato uno validissimo».E difatti il Matador si è presentato puntuale all’appuntamento sfoggiando dal repertorio anche il colpo a cucchiaio non ancora esibito al San Paolo. E non poteva che correre da Mazzarri per ringraziarlo e dirgli: «Mister, aveva ragione lei» mentre ieri è corso da Maria Soledad e Bautista che lo stavano aspettando in Uruguay.
IN SERATA -Prima di imbarcarsi a Capodichino per godersi a casa il periodo di ferie, Cavani ha espresso il suo ottimismo ai microfoni di Sky: «Abbiamo chiuso l’anno con una bella vittoria ed ora ci ricarichiamo per andare avanti in Champions e fare bene in campionato, questi gli obiettivi che vogliamo centrare. I momenti più belli? Le due partite con il Manchester ed anche quella di Monaco in cui ci siamo comportati bene nonostante la sconfitta. Io sto bene a Napoli e darò sempre il massimo per far felici i nostri tifosi. Vargas? E’ forte, lo conosciamo e speriamo che si inserisca presto con noi. Ma non ho dubbi: il Napoli è davvero un grande gruppo, a cominciare dal mister, noi calciatori e tutto lo staff tecnico e dirigenziale». Infine gli auguri ai tifosi: «Auguro a tutti tanta salute perché quella è la prima cosa per fare bene nella vita».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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