E poi arrivò lui e il calcio (ri)divenne gioia, un inno alla felicità attraverso la leggerezza d’un matador sui generis, il killer gentiluomo dell’area di rigore con le stimmate del bomber. Il calcio ai tempi di Cavani è una sfida all’impossibile coltivata a braccia aperte e gli occhi rivolti verso il cielo, una corsa verso la Storia per afferrare il senso pieno d’una vita da goleador cortese e lanciarsi incontro al Destino con lo sguardo carezzevole di chi sente dentro di sé il richiamo della fede. E’ Milan-Napoli ed è anche, o soprattutto, Ibrahimovic-Cavani, le due facce asimmetriche dei leader rossonerazzurri, le espressioni divergenti di mostri sacri così diversi eppur così terribilmente eguali.
«IBRA TI STIMO» – Benvenuti al Nord, in un match per uomini forti, tenori (a modo loro) in una Scala per protagonisti annunciati, la versioni antitetiche di trascinatori, gli opposti che s’attraggono in quella classifica dei cannonieri attraversata quasi sotto braccio, distanti un nulla, un battito di ciglio, un respiro, oppure una diavoleria qualsiasi o appena appena qualche calcio di rigore. Benvenuti a San Siro, il teatro esaltante d’una partita doppia che promette scintille e spruzzate di genialità, il palcoscenico per sfilare addobbati del proprio «io», dei cinquantadue gol infilati da Edinson Cavani come perle in diciotto mesi da principe azzurro, un’onda anomala spintosi sino al decimo posto dei cannonieri partenopei di tutti i tempi e ora con dinnanzi a sé la sagoma d’un fuoriclasse celebrato a più riprese con esclamazioni inattaccabili. «C’è poco da dire quando si parla di Ibra: un fenomeno che ogni domenica, ogni partita, dimostra la sua enorme classe, le sue straordinarie capacità. E’ un calciatore che scatena l’ammirazione immediatamente, che fa convergere su di sé l’attenzione di chiunque, sostenitori propri o avversari».
DIAVOLI & DEMONI – E’ un pomeriggio tra le stelle e in quel cielo illuminato a festa, per un Milan-Napoli che scoperchia l’ansia e induce al delirio collettivo, il patto per il diavolo dell’ultimo demone del gol è inciso in una vigilia bruciante, infiammata dalla rabbia per il pari con il Cesena e dall’ansia che s’avverte nell’aria – dopo l’apertura della prevendita – per l’arrivo ormai imminente del Chelsea al San Paolo. Ma quella è un’altra storia, perché prima c’è Ibra e c’è il Milan, c’è la voglia matta di lasciarsi alle spalle le amarezze del campionato e il desiderio folle di ricaricarsi per la semifinale di coppa Italia con il Siena, c’è un mondo – insomma – che l’aspetta.
LA TRIPLETTA – Un anno dopo, è un duello all’ombra dei ricordi dello scudetto ormai distante, di quel 3-0 definitivo, la pietra tombale sulle aspirazioni d’un passato che non torna, se non nel fascino (quasi) incomparabile di Milan-Napoli, il faccia a faccia tra la nobiltà attuale del calcio italiano. E’ ancora Cavani contro Ibra, e stavolta ad appena cinque mesi di distanza dalla tripletta che servì per sbarazzarsi dei campioni d’Italia scappati via con Aquilani, poi raggiunti e annichiliti da quel giocoliere delle emozioni, che in trentotto minuti si sbarazzò d’ogni timore reverenziale, inforcò se stesso e procedette.
LUCE A SAN SIRO – E’ un angolo paradisiaco di calcio, uno spicchio destinato agli esteti e in questa Milan-Napoli da vivere con il cuore in gol, l’incrocio meraviglioso tra i due re d’un pomeriggio d’un giorno da divi è garanzia di spettacolo, è un invito alla spericolatezza. Cavani «contro» Ibra: s’accendano pure le luci.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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