Diciotto gol in diciotto partite. Il Matador, come un rullo compressore, una macchina infernale da gol, un bomber come pochi al mondo. Neanche in Europa League s’è fermato. Anzi è stato lui a chiedere a Mazzarri di schierarlo anche di giovedì per quella voglia smodata di vincere qualcosa di importante (il titolo di cannoniere di Europa League) e di allenarsi, correndo da un’area di rigore all’altra. Sta viaggiando al ritmo di Maradona, un gol a partita. Senza risparmiare avversari: tripletta alla Lazio, doppietta al Pescara, reti al Palermo, al Parma, alla Sampdoria, al Torino, al Genoa. Ed implacabile anche in campo internazionale, pur giocando a sprazzi: quaterna al Dnipro, una rete all’Aik Solna, la qualificazione ai sedicesimi con una gara d’anticipo è merito suo.
SOGNANDO DIEGO – Come Maradona, anche Edinson Cavani vorrebbe regalare ai tifosi del Napoli un altro sogno proibito, il terzo della storia, il primo di un’era radiosa, quella iniziata con Aurelio De Laurentiis.
«Mi piacerebbe vincere qualcosa d’importante con questa maglia», va ripetendo da mesi, senza porsi il problema del futuro e senza pensare a quella clausola che sembra sempre più limitativa. Sessanta milioni d’euro per un attaccante di ventiquattro anni che va a bersaglio con tanta puntualità da due anni a questa parte? Sessanta milioni d’euro per una punta che fa anche il difensore, il centrocampista, il saltatore sui calci d’angolo? Macchè, sembrano davvero pochi. Ed anche se De Laurentiis vorrebbe rivedere gli accordi, il Matador per ora non ci pensa. L’unico suo obiettivo è quello di spingere il Napoli sempre più in alto, di concentrarsi sull’impegno successivo ed aumentare il proprio bottino, di giocare per la squadra mai per se stesso.
LUI E L’INTER – Cavani pensa all’Inter già da domenica scorsa. A quel club che non volle credere in lui prima che piombasse il Napoli e gli proponesse di trasferirsi all’ombra del Vesuvio ed agli ordini di un allenatore che ben conosce l’arte di mandare in gol i propri attaccanti. Il Matador vorrebbe rubare la scena anche a San Siro, quella che lui reputa la Scala del calcio, in uno stadio che non l’ha visto tante volte da protagonista se non una volta con la maglia del Palermo. Cavani pregusta la sfida a distanza con Milito ed anche quella con Cassano, un altro artista del pallone. Si è caricato facendo le prove con il Psv. Ha messo in guardia il suo amico di sempre, quel Walter Gargano con il quale divide i ritiri con la nazionale uruguagia: «Attenzione, abbiamo tante fame. Ed io non intendo fermarmi proprio ora». Strizza l’occhio al giovane Insigne, lui è al debutto in assoluto al Meazza: «Sei pronto?». E poi s’informa delle condizioni di Hamsik: «Come va? Mica vorresti dare forfait a Milano?».
ESEMPIO – Un leader che però non ama comportarsi da primadonna; un attore protagonista che si comporta da comprimario nello spogliatoio, questo è il profeta che fa sognare i napoletani. Cavani, l’anti-divo. Ma pronto a conquistare la Scala del calcio italiano con uno dei suoi guizzi negli ultimi venti metri, con una sua magia, con quelle corse sfrenate da una parte all’altra del campo. Il Matador è pronto, il Napoli pure, ora non resta che effettuare il count down per la sfida della verità: chi ha più carte in regola per lanciare il guanto di sfida alla Juve?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.