Nello sport non esiste eccitante più naturale delle vittorie. Hanno un effetto ricostituente, annullano il peso della fatica, quasi eliminano lo stress. Non serve turn over, e neppure la voglia di vacanza dopo una stagione durissima, lunga cinquanta partite, se a marzo conservi ancora due obiettivi, dopo averne visto sfumare uno appena sei giorni fa. Il Napoli è l’esempio di ciò, anche se un piccolo letargo la squadra l’ha già vissuto. E gli effetti sul campionato ancora devono essere completamente assorbiti.
Ecco perché da Udine è tornata una squadra rigenerata. L’effetto psicologico di una rimonta impossibile è rigenerante quanto un successo. Cavani che segna due gol dopo aver fallito la trasformazione di un rigore dimostra che l’importante è non fermarsi, continuare a inseguire la meta che ci si era prefissi.
Coppa Italia e qualificazione alla prossima Champions League sono ancora lì, teoricamente a portata di mano. Troppo bella l’Europa, la grande Europa dalla inconfondibile colonna sonora, per rinunciare anche all’idea di essere ancora lì, in giro tra stadi bellissimi, per affrontare avversari che ormai non fanno più paura. La consapevolezza della propria forza è il risultato più interessante ottenuto finora da Mazzarri: ha abituato i suoi giocatori che nessuna impresa è impossibile e che arrendersi è roba da vili. Così anche chi non è mai stato un campione rende molto, ma molto di più. Le differenze restano, la trasformazione è solo l’effetto di un lavoro psicologico che molti allenatori però non sanno praticare, riuscendo solo a trasferire su fuoriclasse veri le ansie e le angosce che invece assillano loro, finti strateghi.
C’è il Siena domani al San Paolo, l’occasione per approdare in una finale di coppa Italia, un traguardo che il Napoli non raggiunge dal ’97, e quella volta contro il Vicenza di Guidolin non andò benissimo. Un motivo in più per tentare il grande colpo: quest’anno l’altra finalista sarà di grandissimo rango, Juventus o Milan, irrinunciabile motivo per una sfida che in campionato è saltata proprio per quell’insopportabile distrazione da troppi impegni.
Stavolta manca anche l’alibi, il risultato che conta è solo la vittoria, passo d’avvicinamento alla piccola Europa delle coppe. Il grande traguardo resta quello del terzo posto, dell’ingresso nel tabellone di Champions, che comunque dovrebbe passare attraverso il rischio di un preliminare da giocarsi nel bel mezzo di agosto. E la concorrenza di Lazio, Udinese e Roma non sembra impossibile da battere, se le forze reggono.
Si supera anche l’imprescindibilità da Lavezzi se la testa regge, si colmano perfino le distanze di solito coperte da Maggio se il cuore pulsa. A patto che Cavani continui a essere infallibile (o quasi) e che Hamsik torni a lisciarsi la testa. Loro, per non sentire la stanchezza, sono condannati a vincere. Sempre.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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