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Cavani e l’azzurro che lo esalta

Il "Matador" con 103 gol si avvicina al "Pibe de oro"

Un giorno arrivò a Napoli e la sua vita cambiò da così a così. La sua vita da bomber, si capisce. Perché da quando era diventato El Matador, tanti gol tutti assieme Cavani non li aveva mai segnati. Sarà stata l’aria del Golfo, saranno stati le martellanti lezioni di Mazzarri o gli “accompagnamenti” di Lavezzi e Hamsik, chi lo sa, cert’è il giovanotto dopo appena tre stagioni è arrivato a un passo dal podio dei bomber napoletani d’ogni tempo. Ha medie impressionanti e un campionario di gol capace d’accontentare tutti quanti. Già, perché Cavani segna da vicino e da lontano, sul primo e sul secondo palo, da destra e da sinistra, di piede e anche di testa. Insomma ha tutto ciò che si può chiedere a un attaccante d’oggi. Anzi, di più: lui, infatti, lo trovi anche in difesa e a centrocampo, tant’è che probabilmente è il bomber che fa più chilometri in Europa. Ma non ha solo forza, potenza, corsa, tecnica. No, Cavani ha pure coraggio. Perché certi gol non li fai se hai paura di tirare, di sbagliare, di far brutta figura.  Le sue intenzioni e le sue doti – in verità a molti ancora sconosciute quando nel 2010 risalì il mare da Palermo a Napoli – le mise subito in chiaro, El Matador. Tant’è che in una sola stagione, la prima, mise a segno tre gol in più di quanti ne aveva fatti nelle due stagioni precedenti in rosanero: 33 contro 30. E in 47 partite contro le 51 siciliane. Trentatré gol e almeno tre da mettere in cornice. Di quelli che conquistano la gente. Il primo, una sorta di presentazione se si vuole, a Cesena nel settembre del 2010. E’ Lavezzi che va come un treno in contropiede, che attrae la difesa su di sé per poi invitare Cavani alla conclusione. Già, ma come? Ebbene, Cavani cerca e trova la più difficile e spettacolare: un interno destro a giro che taglia l’area di rigore e manda il pallone nel secondo incrocio. “Signori, questo è El Matador”, c’è scritto sotto quella parabola perfetta.

L’AZZURRO LO ESALTA – Bene. Benissimo. La maglia azzurra l’esalta e il Napoli sorride. E’ entusiasta. Batte le mani al bomber. Se le spella addirittura quando in un match di Europa League Cavani segna all’Utrecht un gol che può segnare soltanto chi ha il piede sensibile alle giocate da campione, chi col pallone ci parla e si confida. Ancora il destro, ma stavolta dalla linea di fondo o poco più. Un corner corto col pallone in movimento che finisce sempre là: nell’incrocio più lontano e che strega anche il pubblico olandese.  Gol di precisione. Gol di classe. Gol carichi d’effetto. Ma contro il Lecce El Matador tira fuori dal suo cilindro magico tutta un’altra cosa. Il Napoli non riesce a schiodare quello zero a zero e il tempo vola. Recupero: Cavani prende palla e fila via. Scansa un avversario, scansa il secondo, torna dietro, cerca spazio, evita un altro difensore e da venticinque metri spara un destro carico di potenza e di passione. Dove va il pallone? Ancora là. Ancora nell’incrocio alla destra del portiere. L’angolo di porta preferito da Cavani quando c’è da fare cose eccezionali. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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