E segna sempre lui: con una puntualità disarmante, più uruguayana che svizzera; d’estate o anche d’inverno, in autunno e in primavera; contro le grandi e le piccine; in contropiede e persino al numero uno dei numero; con una freddezza che solo un “killer” dell’area di rigore. Ma segna sempre Edinson Cavani, che non fa sconti ad alcuno, che punta dritto al cuore delle emozioni e le prende a pallate: cinquanta metri di corsa a campo aperto, prima di ritrovarsi faccia a faccia con Gigi Buffon, di subirne il colpo di reni e di reagire, mentre intorno ci sono Lucio e Barzagli, impotenti per quel bomber senza paura. Canè e Vinicio sono alla portata ma nel prossimo torneo può scavalcare anche Savoldi sin dalla prima partita ufficiale, un autografo sulla Supercoppa, quand’ancora il veleno era riposto in un angolino dimenticato del “Nido d’uccello”.
CAVANI UNO – Pronti, via e lui dice trentatré, andando a raschiare il fondo del talento, scovando energie insospettabili, rimediando il suo record personale. Parte di slancio, alla prima che fa da titolare a Boras, contro l’Elfsborg, nello spareggio per il passaggio ai gironi di Europa League: una doppietta per salutare la sua Napoli, che l’ha accolto da un mese e mezzo e che nell’osservarlo si stropiccia gli occhi. Cavani è un ingordo e comincia a scalare la classifica di cannonieri ma la sua voracità diviene impressionante e schiude improvvisamente nuovi orizzonti e l’induce a scrutare nuovi orizzonti. A far pensierini intriganti alla storia del Napoli, ad osservare i bomber di sempre del club azzurro, cui improvvisamente si avvicina con le sue enormi falcate che lo elevano a star tanto in campionato quanto in Europa League. Chiude con una regolarità impressionate, una squalifica che nel finale ne pregiudica (parzialmente) la stagione e addirittura cinque doppiette e quattro triplette.
CAVANI DUE – Repetita juvant e lui s’adegua: altri trentatré gol, imponendo pure in Champions, cominciando con il botto a Manchester, perché lui non fa sconti non fa neanche differenza, avanza con il suo incedere minaccioso, squarcia le difese avversarie, poi piazza il destro o il sinistro o di testa. Una macchina. E pure nella sua seconda stagione, c’è una costante: gli piacciono le doppiette, stavolta ne confeziona sei, alle quali allega un’altra tripletta. Siamo a sessantasei, dunque: a quattro lunghezze da Canè e Vinicio, che nel computo complessivo tra i goleador di ottantasei anni del club occupano la settima posizione. Lui gli sta addosso, ormai li vede, certo li sente e prosegue, senza indugiare né tantomeno rallentare. Segna pure in coppa Italia, in finale ma anche prima.
CAVANI TRE – Il fuoco di Olimpia brucia dentro e Cavani, per dimenticare la delusione con la propria Nazionale, a Pechino decide d’improrre la legge del più forte, perché chi ben comincia è a metà dell’opera: Pandev lo serve e lui si lascia alle spalle l’intera difesa juventina, per accorciare ulteriormente le distanze da chi lo precede, il tandem di brasiliani che pure hanno inciso -eccome- nel Napoli. Edinson ha una media da far paura, una vocazione ormai che si è rivelata, praticamente è un insaziabile: vede la porta come probabilmente non sapeva neppure lui, la sente, la scorge da qualsiasi angolo. Ora è nei pressi, Savoldi è invece più distante e il quarto posto in solitario lontano: trenta reti ancora, ma per caso dovesse dire ancora trentatré….
CAVANI STORY – Provate a chiedergli quale sia stato il gol più bello: uno pensa a Utrecht, alla Van Baste; con il Lecce, al quarantacinquesimo della ripresa, con una randellata da trenta metri. Sorpresa: per ora, gli piace quello alla Steaua: 43′ del secondo tempo, ultimo sospiro. Ma siamo in fase di aggiornamento.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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