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Cavani batte Maradona

In questo momento il "Matador" ha una condizione fisica davvero straripante

C’è un uomo solo al comando, la sua maglia è azzurra: e in quel matador che ora scala le vette dell’Olimpo, c’è l’ultimo degli dei calcistici di cui Napoli s’è innamorata follemente. C’è un uomo solo al comando delle emozioni collettive, la sua maglia è d’un azzurro limpido come gli orizzonti (e i sogni): e in quel Cavani che s’è messo a trascinare le folle, a scuoterne le emozioni, c’è l’essenza dell’attaccante moderno nelle cui gesta perdersi, c’è un airone che spiega le ali per arrivare lassù, dove qualcuno lo chiama. Si scrive Cavani e però s’intravede Maradona, la solennità (la sontuosità) d’un talento ineguagliabile, lo splendore d’un geniaccio irripetibile, e però pure il totem abbattuto a suon di gol, con una media raccapricciante (pardon, entusiasmante) degne d’un niño de oro e della sua persino più imponente. Cavani-Maradona è la sintesi d’un raffronto che nasce e muore nelle pieghe delle statistiche, che non ha assolutamente valore comparativo, ma che sottolinea una volta di più la (pre)potenza tecnica ed atletica d’un centravanti a suo modo unico, proiettatosi verso la storia del Napoli.

EL MATAD’OR – La favola costruita che comincia a Boras, in Svezia, e va avanti all’infinito, transitando per la sesta tripletta dell’epopea partenopea d’un inimmaginabile matador si svela complessivamente attraverso settantadue reti in centouno partite che sezionate costituiscono una frequenza da primato e vanno al di là di Diego, dei suoi centoquindici «autografi» in duecentocinquantanove partite: Cavani batte Maradona, 0,71 gol a partita contro lo 0,44 d’un fenomeno (quasi) senza eguali, ma il match va esclusivamente come rappresentazione d’uno exploit da standing ovation.

DICE TRENTATRE’ – Il primo Cavani, quello che sbuca a sorpresa dall’estate del 2010 (con una intuizione di De Laurentiis, Mazzarri e Bigon), diciassette milioni di euro pagabili a rate e in quattro anni, è una splendida, sorprendente attrazione fatale che spinge Napoli all’euforia e che però la induce pure, a fine anno, alla cautela: le trentatré reti offerte tutte drun fiato, tra Europa League e campionato, sembrano un’esagerazione e anche figlie occasionali di una stagione magnifica. Ma niente è evidentemente nato dal caso ed il replay Cavani ce l’ha nelle sue corde che sprigionano nuove sinfonie. Altre trentatré perle, e una continuità di rendimento che conduce ben oltre la normalità, che fa d’un bomber un trascinatore a tutto campo, che eleva l’uomo a idolo.
VEDE DOPPIO, TRIPLO – Ma il Cavani napoletano ha dentro di sé tant’altro ancora, ha una bulimia insospettabile, una voracità incontrollabile ed un senso della par condicio «apprezzabile»: segna con le grandi e con le piccine, contro i top club e con le provinciali, in Italia e chiaramente all’Estero, mostrando un repertorio vario e una fattura delle prodezze che imbarazza nella scelta del gol più bello: «Io penso sia quello al Cesena del 4-1; mentre il più difficile è probabilmente quello che realizzai al Lecce, al novantatreesimo ». E però dentro, in quella bacheca che tracima di perle, c’è la volée di Utrecht che l’avvicina (nella confezione) a Van Basten, oppure la «mezza» capriola con la Juventus.
GRANDE CON LE GRANDI – Settantadue reti valgono il settimo posto nella classifica all time del Napoli, con Savoldi a cinque lunghezze e Careca, un’altra leggenda, «appena» a quattrodici, quisquilie per chi è diventato – attualmente – il capocannoniere del campionato italiano nella prima stagione post-Ibrahimovic. Ma il Cavani mattatore è (anche) in quella spregiudicatezza che appare pure come autorevolezza, nella sua capacità di non indietreggiare mai dinnanzi all’elite, anzi di affrontarla a petto in fuori, distribuendo triplette alla Lazio (l’altra sera e due stagioni fa) e pure alla Juventus e Milan, in un gioco d’emozioni e di luci che ora abbagliano e formano una scia luminosa e conducono tra le stelle: c’è un uomo solo al comando, la sua maglia è azzurra, il suo nome è Edinson Cavani.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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