Un amore senza fine. Quello sbocciato tra Cavani e il Napoli, certificato da un lungo contratto sino al 2017, suggellato dalle inequivocabili parole espresse dal Matador, ospite negli studi di Radio Marte. «C’è qualcosa di speciale che mi lega a questa bellissima città. Non mi sono mai visto lontano da Napoli, il rinnovo del contratto è stata la scelta giusta, del resto ho un grande rapporto con De Laurentiis, so quanto valgo per lui». Basterebbe questo per confortare i tifosi, ma Cavani va oltre. «Vorrei lasciare il segno, perché Napoli è una città che non dimentica, per raccontarlo ai miei figli. La vittoria della Coppa Italia mi ha fatto capire che vincere qui ha un sapore diverso, non oso immaginare cosa accadrebbe per un successo ancora più importante». E poi una confidenza: «Mi sono caricato prima della finale di Roma ascoltando ”Napoli è” di Guido Lembo».
Il pensiero vola subito allo scudetto, ma in questo caso Cavani più che frenare decelera. «Non so se siamo più forti dell’anno scorso, di sicuro siamo più maturi, rafforzati dall’esperienza in Champions. Ho vinto il titolo con il Danubio, ma ero piccolo e giocavo poco, qui sarebbe tutta un’altra cosa. Non so se possiamo vincerlo, siamo preparati per lottare per qualcosa di importante, ma ancora non abbiamo dimostrato nulla». Il discorso scivola subito sull’attualità, con la gara di Catania alle porte. «In ogni partita spero di segnare, ma proprio in questo momento sarebbe molto importante innanzitutto vincere». Domani Cavani entra nel club dei centenari, 100 presenze in maglia azzurra. «Sono molto felice. Voglio essere protagonista con il Napoli perché io punto sempre al primo posto».
Con 69 reti Edi è nono nella classifica dei bomber azzurri di tutti i tempi, a un gol da Vinicio e Canè. «Punto al massimo, anche a superare Maradona che ha segnato 115 gol, pur se non sarò mai come lui. Bisogna lavorare ogni giorno con umiltà per avere successo nella vita e io voglio continuare a vincere col Napoli». Concetto chiarissimo. Nulla va sprecato, ed allora il Matador dimostra di aver assorbito il sentimento dei tifosi. «Noi anti-Juve? Non mi stanca questa definizione, perché so che c’è una rivalità molto forte, l’avvertiamo anche noi calciatori. Batterli è sempre speciale, fu meraviglioso per me farlo con una tripletta. Anche per questo non abbiamo sbollito la rabbia di Pechino: sembrava che avessimo la vittoria a portata di mano, poi è successo qualcosa. Il 20 ottobre a Torino la prima rivincita». Pronuncia frasi da vero condottiero («Felice per Vargas, diamo fiducia e tempo anche ad Insigne, tra Lavezzi e Pandev scelgo tutti e due»), si scioglie quando inizia a ricordare ciascuna delle 99 partite in azzurro. «Dalla prima gara con l’Elfsborg sono cresciuto molto, grazie a Mazzarri e all’incredibile sostegno della gente. I compagni e la società mi fanno sentire importante, è una responsabilità che mi riempie il cuore. La gara più emozionante è stata la finale di Coppa Italia, il gol più bello col Cesena nel 4-1, il più difficile con il Lecce».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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