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Cavani alle stelle: “Siamo grandi”

Il "Matador": "Qui a Napoli mi trovo davvero benissimo"

Tre reti sotto il cielo d’una Napoli illuminata a giorno e la stella che abbaglia e ora corre incontro a Diego, dunque nell’immensità, è l’astro splendente dell’ennesima notte indimenticabile: Cavani 3, Lazio 0, per afferrare e poi di slancio superare Canè e Vinicio, i simboli d’un calcio egualmente indimenticabile, le tracce d’un Brasile che resiste all’usura della memoria, per diventare (ma solo momentaneamente) la settima meraviglia della classifica dei cannonieri di tutti i tempi. «Sono felice per ciò che ho fatto ma sono contentissimo perché il Napoli ha fatto una grandissima partita. Qui c’è voglia di far bene, tutti, anche chi resta fuori. Qui ognuno dà sempre il massimo. Qui è bello. Questa è una grande squadra, lo abbiamo dimostrato, abbiamo tanta fame e tanta voglia». 

I NUMERI – La sesta tripletta ad uso e consumo d’una città ormai stregata con un talento straripante è l’ennesima dimostrazione di potenza tecnica ed atletica d’un attaccante nato per segnare ma anche per sbalordire, un uomo ovunque che copre e marca, fa lo stopper e (soprattutto) il centravanti e lo fa esaltando se stesso e sublimando l’interpretazione in chiave moderna dell’attaccante da amare. «Io penso solo al Napoli, mai a me stesso: qui abbiamo tutti lo stesso obiettivo e nessuno s’è mai tirato indietro. C’è un gruppo favoloso. Segnare è bello, ma quel che conta è l’obiettivo della squadra e noi sappiamo qual è». 

QUELLA MEZZA DOZZINA – I settantadue Cavani che adesso s’accavallano nella memoria, in quel giochino esaltante del San Paolo che magari va a cercare la prodezza più significativa del suo biennio fantascientifico, si racchiudono in centouno partite e si spalmano anche attraverso sei triplette e undici doppiette, una tendenza ad esagerare che non gli preclude alcun traguardo e che però lo invita a frenare, per non infiammare ulteriormente quella Napoli che si sta stropicciando gli occhi e già sogna d’insidiare da vicino la Vecchia Signora d’un calcio ritrovato, di aprire un braccio di ferro su un tavolo bardato da un drappo tricolore. «Io non so se in questo campionato sarà una lotta a due con la Juventus per lo scudetto, siamo appena all’inizio della stagione, è presto, forse prestissimo per avventurarsi in giudizi del genere e conviene aspettare un attimo il responso del campo e di nuove gare. Ma so per certo che siamo una bella squadra e che dietro noi c’è uno staff di prim’ordine. E adesso speriamo di continuare così come abbiamo fatto con la Lazio: una partita perfetta». 
OJE VITA – La Cavani story, avviata nell’agosto nel 2010, è una favola condita con la solennità d’un principe azzurro ed in quella leggerezza, in quella leggiadria, ci sono le movenze d’un leader che in Napoli ha trovato la sua dimensione e che s’è tirato fuori dal can-can del mercato firmando sino al 2017 un contratto che nasconde in realtà il desiderio di starsene (adorato) tra quella ch’è la sua gente: «L’ho detto e lo ripeto, perché il mio modo di essere e di pensare non è cambiato: io qui sto benissimo, ho fatto la scelta giusta ed ora intendo solo continuare su questa strada per far felice questa città».
LA RISPOSTA – Si scrive Cavani e si cancella Catania, d’un colpo solo, in una serata magica – l’ennesima – scandita a modo suo, demolendo cioè la Lazio, poi persino graziandola dal dischetto per il 4-0; e complessivamente rimuovendo quel clima mesto ereditato dal pomeriggio storto del Massimino con un clamoroso al San Paolo, con la tripletta che ricompone dopo ventitré anni, in vetta alla classifica, il tandem con la Juventus, mentre quei quarantamila, ubriachi di gioia lo accostano al totem, al dio del calcio: «Oh mamma, mamma, mamma; oh mamma, mamma mamma». Tre metri sopra il cielo, c’è Napoli per Cavani.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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