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Cavani a sorpresa: «Il record di Diego? Lo batto tra un anno»

Reti, dribling e allegria in campo. Poi: «Spero che Mazzarri resti con noi»

Al diavolo il mercato, i milioni dello sceicco Mansour, la corte spietata del Real. È la notte delle stelle, è la notte del muro dei cento gol sfondati. Ed è la notte magica dell’estasi Cavani, il campione che ha sempre la faccia felice. Gol, dribbling, allegria. L’urlo a esaltare l’arena del San Paolo: «Qui sono felice, vorrei continuare a vivere le emozioni di questa città».
Tre anni e centouno gol in maglia azzurra. Edi si scioglie, un po’ si lascia andare. «Il record di Maradona? Forse lo dovrò battere il prossimo anno». Ecco uno spiraglio, il primo dopo tanti mesi chiuso in se stesso, a pensare ad altro, magari dove andare a vincere un titolo. Invece ieri, con il pallone sotto il braccio e la t-shirt personalizzata, apre al futuro. Al futuro qui a Napoli. Il Matador è a un passo dal titolo di capocannoniere della serie A: i tre di ieri portano il bottino a 26, 35 le reti stagionali. Un record da quando è qui a Napoli. «Io non penso al record di Diego, non voglio togliere il posto a nessuno. Ma sicuramente è un traguardo importante. Intanto cercherò di fare il massimo per avvicinarmi il più possibile anche quest’anno. Intanto mi godo questa vittoria: la Champions è a un passo». Poi addirittura un assist a Mazzarri: «Spero che resti, è importante per noi». Già, la porta non è chiusa né per lui né per il tecnico: le sue non sono parole d’addio.
Anche se non è ancora quel «resto» che i 45mila di Fuorigrotta – e non solo loro- avrebbero voluto sentirsi dire. «Il secondo posto ormai è in cassaforte? Non lo so, veramente oggi abbiamo imparato che è qui si deve pensare domenica dopo domenica e così sarà. Dovremo pensare alla prossima partita perché sarà quella decisiva, che ci può dare quel secondo posto che noi meritiamo perché abbiamo lottato fino alla fine. Abbiamo cercato sempre di fare il massimo in questo campionato», dice col sorriso. Tre anni di gloria, quelli napoletani: 14 doppiette, 8 triplette e un poker. Gli sono serviti poco meno di 150 secondi per battezzare il suo gol numero 99. Altri 32 minuti per arrivare a quota 100 e un mezzo tempo per aggiungerne un altro.
Altri tre sigilli a una storia cominciata il 26 agosto del 2010, in Svezia con una doppietta a quelli dell’Elfsborg. Tre giorni dopo a Firenze la prima rete in campionato. Edi si arrampica sulla vetta della felicità. Sfide, passioni, gol d’autore. In tribuna c’è Bautista, il suo primogenito. Non c’è traccia di gossip e delle voci di crisi familiare quando va in campo. Centravanti da urlo, l’uruguaiano. Appartiene alla categoria dei bomber dal morso letale, quelli che in campo puoi non vederli e non sentirli mai, poi basta un centesimo di secondo, o un centimetro di distrazione e il gol ti arriva addosso come un locomotore lanciato nella notte. E che gol, anche quello su rigore: gli occhi fissi sul pallone senza perdere la coordinazione, senza concedere niente persino a Pandev che voleva calciarlo.
«Dobbiamo esaltare la prestazione della squadra, non è stata solo la mia vittoria – continua – il Napoli ha fatto una grande partita, molto intensa. Sapevamo che l’Inter, al di là delle cadute che ha avuto in questo campionato, è una squadra che poteva vincere tranquillamente, quindi sapevamo che dovevamo fare tantissimi sacrifici. Così è stato e siamo tutti molto felici. Adesso cerchiamo di pensare solo alla prossima partita».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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