Franco Causio è stato un uomo di fantasia e genio ma il soprannome di Barone che si è portato dietro premiava soprattutto il suo portamento da signorotto meridionale: «Sì, il Sud può tornare di nuovo a sognare di vincere uno scudetto. Il Napoli è divenuto il suo degno portabandiera, come era negli anni ’70 e ’80».
Causio, gli azzurri domani affrontano un pezzo importante della sua storia calcistica: l’Udinese.
«Non sarà il duello stellare degli ultimi due anni, ma è normale che sia così: quando perdi uno dopo l’altro campioni come Asamoah, Isla, Sanchez, Zapata e così via non è che subito puoi trovare i degni sostituti. Può capitare di vivere una stagione di assestamento. Però l’impresa di Liverpool dà la dimensione di una squadra in netta ripresa».
Ma non è che a lungo ha pagato il contraccolpo per l’eliminazione nel preliminare di Champions?
«La sconfitta col Braga ha lasciato il segno, a lungo. Ma penso che il momento di appannamento sia stato legato soprattutto alla necessita di dover amalgamare una squadra nuova, con tanti cambi. Guidolin ha ragione: non è che ogni anno ti può andar bene. Però il colpo in Europa League darà grande spinta per il campionato».
Poi c’è pure il mal di pancia di Totò Di Natale.
«Che fesseria. Ha avuto un contrasto con alcuni collaboratori di Guidolin. È in grande forma, la sua classe è fantastica, tutti l’abbiamo visto all’Anfield. Ma anche con lui in campo, gli azzurri sono nettamente favoriti».
Al San Paolo c’è un Napoli lanciatissimo.
«Un Napoli che non solo vince ma lo fa con il piglio della grande squadra, come ha fatto a Marassi».
Anche per lei la squadra di Mazzarri è l’anti-Juve?
«Sì, senza sottovalutare la lenta crescita dell’Inter di Stramaccioni. Dicono che i nerazzurri siano in crisi, eppure sono a quattro punti dalla coppia di testa».
Cosa hanno in più in casa Juve rispetto al Napoli?
«Una cattiveria calcistica unica al mondo. Una cosa che alla Juve hanno nel dna e che avevamo anche noi. Uno spirito da killer: appena gli avversari sbagliano, la Juve colpisce».
Ma, in cuor suoi, Conte cosa invidia a Mazzarri?
«Cavani. Con lui al centro dell’attacco, la Juve sarebbe al livello della big di Champions. Ci credo che Marotta avrebbe fatto follie per averlo: è completo, generoso, potente».
La Champions può essere alleata del Napoli?
«Certo. A Napoli farebbero bene a fare un gran tifo per i bianconeri perché le gare in Europa tolgono lucidità e forze fisiche».
Ma da ex ragazzo del Sud, mai venuto voglia di venire al Napoli?
«È stata questione di ore. Mi chiamò Juliano, nell’estate del 1984: cercava un tornante da mettere al fianco di Maradona nella sua prima stagione in azzurra. Io mi ero messo d’accordo con l’Inter la sera prima. E il Napoli prese Daniel Bertoni».
E un’emozione speciale vissuta al San Paolo?
«La finale del 1979 di Coppa Italia. Feci gol al Palermo negli ultimi minuti del supplementare: il San Paolo esplose neppure avesse segnato il Napoli».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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