ltre a un passato fatto di mille follie, di gol e di colpi di testa (non solo in campo), di cassanate e wazzate, e di una scarsa simpatia per Fabio Capello, i due hanno poche altre cose in comune. Eppure, pensando al quarto di stasera, viene quasi naturale abbinare, mettendoli contro, i nomi di Antonio Cassano e di Wayne Rooney. Forse perché nelle menti di chi vive di pane e pallone, i due – portatori sani di sregolatezze – più di ogni altro rappresentano la speranza concreta di vittoria, la possibilità di andare a dama, la scintilla per accendere la gloria. E al cuore del tifoso, si sa, non si comanda.
Due attaccanti, certo, ma due attaccanti diversi. L’uno, Antonio, con maggiore familiarità con la tecnica, una passione mal celata per il dribbling e l’assist; l’altro, Wayne, con un superiore feeling con il gol e una prestanza tattica inusuale per una punta. Due che potrebbero anche giocare insieme. Magari con un sacrificio maggiore dell’inglese, abituato a dare tutto se stesso al di là del ruolo indicatogli dall’allenatore, visto che l’azzurro non ama i rientri, non è mai stato a suo agio con la fase difensiva. «Sono nato stanco e vivo per dormire», una delle sue frasi preferite. Ecco perché a Bari Vecchia e dintorni nessuno si offenderà se sosteniamo che Rooney è di qualche categoria più bravo di Cassano. Lo dice la storia, lo dicono i numeri, e non soltanto quelli legati alle rispettive nazionali. Lo dice il calcio. Cassano, però, in questo periodo un po’ (tanto) avaro di calciatori di qualità, nel panorama italiano merita un posto di primissimo piano. E il dato, ricordando quanto gli è accaduto alla fine di ottobre dello scorso anno, è già bello così. Non v’è dubbio, per questo, che le fortune dell’Italia di Prandelli dipendano dall’estro, dalle giocate, dalla vena (non solo realizzativa) di Antonio: all’Europeo ha segnato un solo gol, all’Irlanda, ma ha fatto vedere colpi da giocatore vero (fin) quando l’ha sostenuto la condizione fisica. È partito titolare tre volte su tre e tre volte su tre è stato sostituito. Si è tanto parlato di Cassano-Balotelli come di una coppia in grado di spaccare il mondo, ma in realtà Totò ha segnato solo quando non c’era Mario e Mario è andato in gol solo quando Totò era già sotto la doccia. Una non coppia, insomma. Prandelli, però, stasera li proporrà ancora una volta l’uno accanto all’altro.
Il neo capellone Rooney, maglia numero 10 come Cassano, non ha di questi problemi: chiunque gli metti accanto, lui gioca bene. Anzi, lui lo fa giocare bene. E questa è un dote che hanno soltanto i grandissimi giocatori. Assente per squalifica nelle prime due partite, Wayne si è presentato a Euro 2012 contro l’Ucraina e ha lasciato subito il segno. Il suo segno. Il gol che ha portato l’Inghilterra ai quarti di finale. Hodgson gli ha messo accanto un compagno di squadra del Manchester United, Welbeck, origini ghanesi come Balotelli, che Wayne conosce alla perfezione, stima e coccola. E c’è chi dice che sia stato lo stesso Wazza a scegliersi il partner. E il ragazzo di Liverpool non avrebbe sbagliato perché i due si integrano ai limiti della perfezione, giocando l’uno per l’altro, sempre in funzione della squadra. Regalando in continuazione sorrisi al vecchio zio Roy. A proposito: Cassano avrebbe scelto Balotelli quale suo partner nell’attacco dell’Italia? Puntare sul no, non sarebbe una scommessa persa in partenza.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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