In panchina, al fianco della sua Juve Stabia c’era già stato ai tempi di Morgia, nel primo campionato al timone del club gialloblù. Il ritorno alla vittoria, dopo sei turni, contro il Modena giovedì scorso è stato caratterizzato anche dal ritorno in campo del patron Franco Giglio. Ma guai a considerarlo un talismano (anche se in città c’è già chi ipotizza la “riconferma” da parte di Braglia, notoriamente scaramantico). Lui sorride, cerca di godersi il momento, guardando al futuro con ritrovato entusiasmo. «Alla vigilia – ammette Giglio – eravamo un po’ tutti preoccupati, è vero. Non tanto per le prestazioni della squadra quanto per una serie di fattori, la sfortuna in primis, che nelle gare precedenti non ci erano stati favorevoli. Ho deciso di andare in panchina per dare tranquillità ai ragazzi, per far sentire vicina la società. È andata bene, tutto qui».
Promuove tutti, Giglio, con un elogio particolare a Caserta: «La grinta con cui il capitano si è fiondato su quel pallone per metterlo in rete è stata la conferma di quanto la squadra ci tenesse. Braglia ha sponsorizzato la sua conferma? Come uomo non lo scopriamo oggi, come calciatore Fabio ha disputato un grandissimo torneo, dimostrando quanto sia importante l’esperienza nei momenti topici. Ne riparleremo, con lui come con tutti, una volta raggiunta la salvezza». Cinquanta punti per cominciare a programmare, questo il diktat di Giglio, che smorza anche i timori sorti dopo le parole del tecnico nel dopogara: «Vorrei avere uno come Mezavilla ovunque andremo». L’osservazione: «Braglia sta bene qui, ha un altro anno di contratto con noi, non ci sono problemi. Le idee le abbiamo chiare da tempo, ma come sempre bisognerà blindare anche con la matematica la categoria. Se guardiamo la classifica, senza i tre punti col Modena, ora staremmo parlando di playout. Mi auguro che i ragazzi riescano a centrare quanto prima il tetto necessario per restare in B, così da poter cominciare». I tetti per gli organici ed i salari? «Una novità che sposiamo appieno. Tanti addetti ai lavori cominceranno a capire che il tempo delle vacche grasse è finito. Fare calcio è sempre più difficile, servono regole certe sotto l’aspetto contrattuale. Le piccole società come la nostra non potranno che trarne giovamento, ci consentiranno di fare progetti anche a medio-lungo termine».
Fonte: IL Mattino
La Redazione
P.S.
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