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Caserta e zona est: no al nuovo stadio, la società punta sulla ristrutturazione

Nessuna replica ufficiale alle esternazioni del sindaco «No a ipotesi alternative»

«Un progetto di stadio in provincia di Caserta, magari a Grazzanise? Mai sentito. Per il presidente esiste solo il San Paolo». Nessuno del club azzurro replica ufficialmente all’esternazione di due giorni fa del sindaco di Napoli che ha ventilato l’ipotesi di una fuga degli azzurri lontano dal San Paolo. Nessuno lo fa perché questo è argomento tabù. Nel senso che non c’è voglia di fare muro contro muro con il Comune, anche se ogni occasione, anche questa, è buona per comprendere come i rapporti non siano idialliaci.

Aurelio De Laurentiis e Luigi De Magistris allo stadio non vanno più a braccetto: per lungo tempo i due erano inseparabili in tribuna autorità. Il patron azzurro sedeva tra il sindaco e Jacqueline, la moglie del produttore cinematografico. Da un po’ però non è più così. Secondo i ben informati la colpa è tutta dello stadio. Ovvero, dei lavori di riqualificazione e della convenzione tra società e Comune che scadrà alla fine del prossimo campionato. Dietro le parole del sindaco ci sarebbe l’ennesimo incontro andato a vuoto tra dirigenti comunali e manager della società per risolvere il contenzioso che si trascina da anni. Da una parte il Napoli che, forte di una serie di rassicurazioni, era convinto di essere giunto a un punto d’arrivo nella vicenda dei debiti per la gestione dello stadio. Dall’altra parte la burocrazia del Comune che insiste nel chiedere spiegazioni su una serie di costi che il Napoli vuole mettere in compensazione e, soprattutto, sui contratti di sponsorizzazione (riservati) su cui l’Ente vanta delle percentuali previste dalla convenzione.
Ma all’orizzonte c’è proprio la nuova convenzione. Che il Comune vuole rinnovare ma con enormi differenze rispette a quelle sottoscritte dalla giunta Iervolino nel 2005.
In realtà l’obiettivo del Napoli è il San Paolo. De Laurentiis fatica a mettere in preventivo una serie di necessari e urgenti lavori di riqualificazione e restyling dell’impianto di Fuorigrotta consapevole del fatto che si tratta di uno stadio che non è il suo. Vorrebbe sì prenderlo in gestione, ma a condizioni assai favorevoli. Un po’ come ha fatto il suo collega e amico Gino Pozzo, presidente dell’Udinese che ha da poco sottoscritto con il Comune di Udine e il Coni una convenzione per la cessione dello stadio Friuli. E pare che proprio gli atti relativi a questo accordo siano oggetto di studio da parte dei dirigenti azzurri.
Potrebbe essere questa la via d’uscita che consentirebbe al Napoli di dotarsi, da qui a tre anni, di uno stadio moderno, fornito di attività commerciali e tanto altro. Come piace De Laurentiis e secondo uno standard di confort ormai diffusissima in tutta Europa e che ha contribuito ad allargare la forbice competitiva tra il calcio italiano e quello del Vecchio continente.
Nel frattempo, la stretta di mano tra Napoli e Comune è lontana. De Laurentiis non ha neppure risposto all’invito di De Magistris ben disponibile a cedere la struttura per la gara d’addio di Fabio Cannavaro. Ora la società e l’ufficio impianti litigano persino sul gazebo del merchandising che il Napoli vuole tenere in pianta stabile all’interno dello stadio ma che i dirigenti pretendano venga installato prima del match e rimosso subito dopo. Neppure su questo c’è l’intesa. Per fortuna i lavori disposti dall’Uefa sono iniziati. Tutti concertati tra il Napoli e il Comune. I 700mila euro che il club spenderà andranno detratti dal debito complessivo che vanta il Comune. Che adesso batte cassa: basta rinvii e basta minacce.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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