Ai microfoni di Radio Punto Nuovo è intervenuto Paolo Casarin, ex arbitro e designatore:
“VAR e fuorigioco? Il fuorigioco è sempre stato, in epoca moderna, una cosa indefinibile. E’ talmente difficile cogliere il lancio del pallone e la posizione del destinatario, che pretendere la perfezione era pura stupidaggine. Fino a che non c’è stata la televisione, chissà quanti gol sono stati convalidati. La TV poi ha mostrato, invece, che gli errori erano all’ordine del giorno. La tecnologia ci induce a pensare che questa possa essere d’aiuto, ma il calcio non è una materia perfetta. Se delle persone, tra tecnici e arbitri, ci mettono tre minuti per stabilire un fuorigioco è perché stanno valutando la situazione, non prendendo il caffè. L’incertezza, adesso, si è ridotta quasi al minimo, ma la perfezione non esiste: quindi, il fuorigioco di mezzo centimetro non può far parte di un margine assimilabile al fischio o meno. Tutto questo viene contrabbandato come una cosa perfetta, ma non lo è. Il calcio, adesso, è diventato super-attento alla tecnologia. E io in primis, sono per l’utilizzo di questa. Ma conosco, però, anche i limiti della stessa e certi investimenti restano ingiustificati. Soluzioni? Non riprenderei quella della ‘luce’, come valeva prima”.
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