La “spallata” al Dnipro, dopo l’ottobre nero (quattro sconfitte in sei partite), rilancia il Napoli ammosciatosi dopo la sconfitta con la Juventus e in crisi per l’errore del pari col Torino e l’amaro intermezzo di Bergamo. Perdute brillantezza e serenità con l’handicap di una stanchezza anticipata dopo l’inizio di stagione a metà agosto con la Supercoppa. Sono tre mesi che il Napoli è sotto pressione (16 partite). Contro gli ucraini è venuta la scossa, artefici i tre tenori e i fulmini del Matador. Dalla zona-Mazzarri alla zona-Cavani. Il Napoli ha restituito ai suoi fedelissimi i brividi e la felicità delle antiche rimonte.
Il Dnipro è arrivato timoroso a Napoli con due mediani davanti alla difesa. La sola presenza di Cavani, che l’aveva stordito all’andata, lo ha indotto a una maggiore copertura e a uno di quei turn-over che sono una maledizione. L’allenatore spagnolo Ramos ha rinunciato in partenza ai due talenti brasiliani, Giuliano e Matheus, che avevano incantato in Ucraina e dato una lezione al Napoli. Li ha impiegati quando gli azzurri avevano ormai preso il sopravvento. Per dire che non ci sono solo i turn-over discutibili di Mazzarri. E ora l’Europa League, col Napoli in corsa per la qualificazione ai sedicesimi, richiederà per i due ultimi impegni non più la squadra-bis, ma un intelligente mix di primedonne e comprimari per non fallire l’obiettivo di andare avanti.
Fa bene Mazzarri a ringraziare tutta la squadra per la rimonta di giovedì sera. Non c’è mai un solo giocatore a vincere le partite. Cavani è stato immenso e decisivo, Hamsik e Insigne i suoi partner ideali quando sono entrati. Ma tutta la squadra, pur con errori, pause, sbandamenti, ha tenuto. Non s’è mai arresa quando il Dnipro ha preso campo e iniziativa Perduta la palla, la riconquistava. Poteva giocarla male, nella fretta dei disimpegni, ma non mollava mai. Il Napoli dei rincalzi si è battuto al limite delle sue qualità. Non si fischia una squadra così generosa. Si fischia una squadra che cede completamente le armi. Il Napoli-bis contro il Dnipro è stata una formazione di grande temperamento, di grande resistenza, la “base” indispensabile della rimonta finale. Gli azzurri di medio livello hanno dato tutto, alcuni sfoderando buone giocate, da Dzemaili a Mesto.
Gli errori sui gol degli ucraini li fa spesso anche la difesa titolare. Sul corner del primo gol è mancata la marcatura adeguata sulla “spizzata” del gigante nigeriano Odibe (1,89), contrastato da Mesto che gli rendeva dieci centimetri, ed è mancata la copertura del secondo palo sul tocco in rete di Fidetskiy. Il secondo gol è nato da una palla persa a centrocampo (Vargas) con la squadra sbilanciata in avanti. Errori, ma ha avuto animo il Napoli degli otto rincalzi più Cavani, Inler e Aronica. La solidarietà del gruppo ha rimediato agli errori individuali.
Si torna in campionato rinfrancati. Domenica a Marassi dirigerà Rizzoli con i guardalinee Stefani e Faverani che ci riportano alla beffa della Supercoppa a Pechino. Rizzoli, giudice di porta, decretò il discutibile rigore del pareggio della Juve prima del 4-2 finale. Stefani fece espellere Pandev per una “misteriosa” frase in macedone lasciando il Napoli in dieci nei supplementari che registrarono la rimonta bianconera. Designazioni arbitrali spesso fatte con poco buonsenso. Tagliavento per Juve-Inter che non aveva visto il gol regolare del milanista Muntari in Milan-Juve dell’anno scorso, scudetto juventino, e ha continuato a non vedere il gol irregolare di Vidal contro i nerazzurri. Il disastroso Mazzoleni di Pechino rimesso subito in pista alla prima di campionato (Fiorentina-Udinese) e abbondantemente designato (6 gare in undici giornate). Il pasticcio di Catania-Juventus col gol regolare di Bergessio annullato ai siciliani, in scena ancora Rizzoli giudice di porta, il guardalinee Maggiani e l’arbitro Gervasoni.
Intanto, ecco Rizzoli a Genova con pesanti “precedenti” che gli fanno ombra. Dimenticare Pechino e Catania. Al resto penserà un Napoli rilanciato.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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