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Carratelli: “Mezzogiorno (e mezzo) di calcio, il ragù può attendere”

Cucine spente, stadio aperto. Il ragù può attendere. Alla “mezza” c’è il Pescara al San Paolo. La “partita facile” contro un avversario che, ultimo in classifica e battuto dai pronostici, farà barricate per strappare un punto. Ma rientra Cavani dalla squalifica e c’è profumo di gol. Guai però a pensare alle “scorpacciate” degli anni Ottanta contro il Pescara ostriche e champagne di Giovanni Galeone. Il match può diventare scomodo se il Napoli tarda a far saltare il dispositivo di difesa dei pescaresi (3- 5-1-1) con gli esterni di centrocampo che arretrano a fare i terzini (sono nati difensori) per la barricata a cinque davanti a Perin. Una partenza rapida, ficcante del Napoli potrebbe “aprire” la partita senza produrre ansie e smarrimenti. Dagli spogliatoi il Napoli dovrà letteralmente schizzare in campo per abbattere il “muro” abruzzese prima che si compatti e diventi più solido, col passare dei minuti, esaltato da una “eroica” resistenza. Staranno in trincea, i pescaresi, e non gliene si può fare una “colpa”, perché questa deve essere la loro partita, la resistenza ad oltranza, il coraggio e il sacrificio di giocarsela a distruggere, a impedire che il Napoli arrivi al tiro con le fiondate del Matador, gli inserimenti di Marekiaro e le conclusioni “a giro” di Lorenzinho, ma si spera che Inler sia più rapido a farsi spazio per scoccare quel tiro dalla distanza, il “fulmine” del suo repertorio che lo svizzero di maggior talento ha esibito al San Paolo però con l’Udinese. Andiamo a vedere come sta il Napoli sulle ali, sull’antico e irresistibile sentiero della manovra offensiva che era il percorso migliore degli assalti azzurri. Difese avversarie percosse, superate e allargate sulle fasce per il movimento propizio degli attaccanti centrali. E’ calato il Napoli sugli esterni ed è diventata più faticosa la strada del gol per percussioni al centro, specie contro le difese che si affollano sulla perpendicolare del portiere. Ma c’è un Matador che scalpita, che vuole giocare sempre, che mira al trono del gol e ora vede “scappare” El Shaarawy, ancora a segno a Catania e avanti di tre reti. Distacco che Cavani potrebbe “incenerire” in un sol colpo, abituato com’è alle “ripetute” in una sola partita. C’è il secondo posto da rafforzare in vista della trasferta di domenica a Milano contro l’Inter che rappresenterà una tappa non decisiva ma pur sempre una tappa importante per accrescere la formidabile spinta di quest’anno, 30 punti in quattordici partite, una “corsa” che rivaleggia col boom iniziale dell’anno del secondo scudetto quando il bottino di punti della squadra di Maradona si allungò sino alla sedicesima giornata. L’Inter e la Roma (al San Paolo nel turno conclusivo del girone di andata) sono gli ostacoli alti sul cammino di questa prima parte del campionato che il Napoli potrebbe chiudere con un record da quando è tornato in serie A (il primato è di 36 punti due anni fa, duello col Milan e conquista della Champions). E se poi sarà evitato il calo nel ritorno, come è successo tre volte su cinque nelle ultime stagioni, e come capita alla maggioranza delle squadre nella parte discendente del torneo, allora si potranno fare conti entusiasmanti a fine maggio. L’obiettivo realistico è il ritorno diretto in Champions, secondo posto, però mai dire mai perché proprio la Champions potrebbe rallentare la Juve superfavorita per lo scudetto e, allora, lassù le sorprese non mancheranno. Avanti partita per partita, suggerisce saggiamente Mazzarri, soprattutto ai suoi che scalpitano e inseguono un sogno per rimanere nella storia del Napoli. Andiamo “lisci” col Pescara, dimostriamoci in buona salute, facciamo facilmente le cose semplici che bisogna fare. La partita di giovedì a Fuorigrotta contro il Psv Eindhoven (Europa League) non turba più di tanto con la qualificazione ai sedicesimi già conquistata. Magari sarà un’altra occasione perché Vargas riprenda fiducia e autostima battendo le stelle contrarie al suo inserimento nel Napoli. Magnificamente “protetto” da Mazzarri, Edu è un tesoretto da difendere, pagato 12 milioni.

Fonte: Il Roma

La Redazione

M.V.

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