A petto in fuori, come ha detto De Laurentiis, e cantando Oj vita mia, come suggerisce il coro dei tifosi azzurri. Così si andrà domenica a San Siro e “sfriculiare” il Milan che ora ha un ritardo di quattro punti e il secondo posto sembra sfiorito per i rossoneri (la domenica successiva andranno a far visita alla Juventus). Il Napoli è in Champions per la via più dritta. La squadra è rifiorita dopo l’appannamento delle cinque partite senza vittorie. Ha ripreso salute, vigore e il gioco che non perdona. Adesso si può fare un pensierino persino sul big-match di domenica sera sotto le stelle di San Siro andando all’assalto di un tabù che dura da diciotto partite (dieci sconfitte, otto pareggi), l’ultima vittoria sul campo del Milan risale ai tempi di Maradona (2-1 con i gol di Giordano e di Diego il 13 aprile 1986). La primavera ha rinvigorito quel finto-lento di Pandev che ora gira e raggira gli avversari e tocca palloni irresistibili per i compagni riprendendo anche il gusto di segnare (due gol nelle ultime tre partite). Ed è il momento di Dzemaili mezz’ala offensiva (quattro gol nelle ultime due gare) che ha aggiunto una nuova bocca di fuoco sul fronte azzurro delle batterie da tiro. Scommettiamo su un Cavani scatenato a Milano. Il Matador straripa. Da Torino alla partita contro il Genoa è tornato il cavallo alato, corsa leggera, capelli al vento e rapidità nelle conclusioni (cinque contro la formazione ligure) mancando il rigore per non avere tirato la “cagliosa” che Mazzarri gli aveva suggerito. E c’è un Hamsik in grande spolvero, come si diceva una volta, bussola per tutta la squadra, servitore e condottiero cui manca solo il gol da otto turni avendo fallito anch’egli un penalty (contro il Torino). È uno spettacolo guardare la corsa di Cavani e Hamsik mentre Pandev gioca “sulla mattonella” e improvvisamente si allunga e si allarga, e Dzemaili, il tenore delle ultime sinfonie, si inserisce al gol col fiuto e col movimento delle vecchie mezz’ali classiche. E’ tornata la squadra dei tenori e dei tenorini, mentre un super Behrami regge le azzurre scogliere di Dover contro cui si infrangono gli avversari d’assalto. Alla bella brigata s’è appena aggiunto Armero, giocatore essenziale sulla fascia sinistra, un dribbling e via, il cross pennellato, l’audacia del tiro dalle posizioni impossibili. La staffetta con Zuniga, più barocco e individualista, assicura al Napoli un vantaggio non indifferente sulla corsia mancina raddoppiando la capacità di percussione su quel lato. E’ rifiorito Maggio, rilanciato dalla partita in nazionale contro il Brasile quando cancellò dal campo il terribile Hulk. Il Genoa è stato avversario modesto, poco aggressivo, per niente barricadiero come la situazione di classifica gli avrebbe dovuto suggerire, e il Napoli, giocando molto di testa oltre che di corsa, ha vinto senza soffrire. Tre vittorie consecutive nel 2013, che non si erano ancora registrate, portano la squadra di Mazzari di slancio contro il Milan che, nelle dodici partite del “ritorno”, ha fatto due soli punti in meno di tutto il girone d’andata ed è in serie positiva da tredici giornate (9 vittorie, 4 pareggi), imbattuto sul suo campo da otto partite (altrettante vittorie). Ma una squadra che si è fatta rimontare due gol dalla Fiorentina e che non avrà Balotelli (però, achtung!, Pazzini sarà una temibile catapulta nel cuore della difesa napoletana) non sembra proprio imbattibile e la velocità del contropiede azzurro la metterà sicuramente a disagio, a patto che Cannavaro e gli altri paladini della difesa non si faranno stregare dalla cresta di El Shaarawy e dalla testa color zafferano di Boateng (più pericoloso l’ondeggiante francese di colore Niang). Si partirà alla pari e potrà essere un match spettacolare. Il Milan non ha ancora pareggiato in casa (11 vittorie e 4 sconfitte) e il pareggio starebbe bene al Napoli, però l’impressione è che gli azzurri cercheranno una notte di gloria a San Siro. E’ mancato sinora un “bel risultato” contro le cosiddette “grandi” di Torino e Milano e il pareggio con i rossoneri all’andata grida ancora vendetta. Al San Paolo eravamo in vantaggio di due gol…
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