Resta un filo di rabbia per il pareggio di Firenze. Per la stanchezza della Fiorentina dopo il duro impegno infrasettimanale in Coppa Italia, per l’assenza di Pizarro, giocatore essenziale alla manovra viola, e per il momento non brillante della squadra di Montella, il Napoli doveva e poteva saltare l’ostacolo facendo bottino pieno. E perché, dopo l’infortunio di De Sanctis, la squadra ha risposto molto bene e ha giocato una delle partite più “robuste” della sua storia recente.
Personalmente, avrò visto un’altra partita. A Firenze ho visto un grande Napoli, sicuro a tutto campo, che ha fatto la gara da grande squadra, mentre la generalità dei commenti è orientata diversamente con voti molto “prudenti” sui giocatori azzurri. Non credo di scrivere da tifoso, ma a me il Napoli di Firenze è piaciuto. La Fiorentina, conscia del suo momento grigio, non si è allungata, ha chiuso gli spazi ed è stata lotta dura e aperta in ogni zona del campo. Ho visto Inler con la maschera del leone fino agli ultimi secondi, un super Behrami, un grande Britos, il Campagnaro dei momenti felici, due esterni efficaci, Hamsik di quantità e qualità e Cavani decisivo e a tutto campo.
Il risultato non rispecchia quanto ho visto sul terreno di gioco. E’ vero che le occasioni-gol si sono pareggiate (quattro per parte), è vero che il campo della Fiorentina è fra quelli che hanno concesso poco e nulla alle formazioni ospiti, è vero che, se Neto ha negato a Pandev il 2-1 per il Napoli, Aquilani ha poi fallito il 2-1 per al Fiorentina (sarebbe stata una clamorosa beffa). E perciò Cavani dice che si è trattato di un punto guadagnato su un campo difficile dove la Juve ha fatto 0-0 e la Lazio ha perso 0-2. Ho la sensazione, invece, di un’occasione persa.
Sarà più difficile, domenica, a Parma su un campo inviolato (e senza Behrami). Gli emiliani hanno la seconda miglior difesa casalinga e il quinto miglior bottino interno (22 punti). Giocano bene e si fiondano in gol col franco-algerino Belfodil, il nuovo fenomeno di un metro e 92, e con Sansone più basso di venti centimetri. Il Napoli, come dice Mazzarri, deve fare più punti in trasferta se vorrà tenere il ritmo del vertice. La Juve fuori casa ha conquistato 23 punti, gli azzurri 17 (la Lazio 15). Per la Juventus, avanti di 5 punti, e per la Lazio, alla pari del Napoli, gli impegni si raddoppiano con la Coppa Italia (oggi lo scontro diretto a Torino per l’andata delle semifinali) e un po’ di energie le sprecheranno scontandole in campionato. E’ il momento in cui il Napoli deve dare e soprattutto raccogliere il massimo.
Nelle ultime dieci giornate in cui la Lazio è rimasta imbattuta conquistando il maggior numero di punti (24), il Napoli è secondo con Juve e Milan (20 punti). La squadra di Mazzarri ha il terzo attacco del campionato e la seconda miglior difesa. E’ in salute. Al vertice, la sfida è aperta. Non si discutono le maggiori chances della Juventus (specie ora che lo straordinario Pogba pesca il jolly degli eurogol), ma la squadra torinese dovrà giocare sui campi di Napoli e Lazio e ci sarà poi la Champions ad assorbire altre energie. Non è un campionato chiuso con la minifuga dei bianconeri (giocavano in casa, gli avversari fuori). Forse Lazio-Napoli, sabato 9 febbraio, tre turni prima di Napoli-Juventus (venerdì 1° marzo), definirà la conquista del secondo posto e la sfida finale per il primo. Il Napoli può e deve esserci pur riproponendosi anche per gli azzurri l’impegno europeo (da non snobbare).
Se la gran parte della critica sembra “tiepida” col Napoli, c’è l’entusiasmo dei sostenitori azzurri a bilanciarla. I cinquemila di Firenze significano molto e non si lasceranno certo “lavare col fuoco dal Vesuvio” come hanno “invocato” sabato sugli spalti nel “salotto” della Juve. Da antipatici a carbonizzati. E’ più scomodo, ma chissà perché gli prude tanto.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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