Impresa fallita. La rimonta delle rimonte non era proprio possibile. Un’illusione più che un sogno. Steso il Napoli al San Paolo (0-3), ridisteso a Plzen (0-2) sotto fiocchi di neve e con il termometro sotto lo zero. Il generale inverno e i poveri fanti azzurri. I cechi del Viktoria non hanno fatto sconti. Quando gli capiterà più di eliminare una “signora squadra” italiana? Fuori con vergogna dall’Europa League il Napoli che ha stupito in Champions. Fuori al primo turno a eliminazione diretta (sedicesimi). Pensiamo al campionato, momento importante, pensiamo a tenere saldo il secondo posto e lasciamo lo scudetto ai sognatori.
Il Viktoria schiera la stessa formazione dell’andata. Mazzarri scaraventa in squadra cinque titolarissimi e aggiunge nella ripresa Cavani e Inler (più Cannavaro per l’infortunato Gamberini) varando un audacissimo 4-2-4 dopo il 4-3-3 di partenza. Non ottiene neanche la miseria di un gol. E azzarda uomini che sarebbe stato meglio risparmiare per Udine (fra tre giorni).
Il modulo iniziale è per tentare la sorpresa. Maggio e Zuniga arretrati sulla linea della difesa a quattro con Rolando e Gamberini centrali, centrocampo d’azzardo con Behrami, Donadel, Dzemaili, tre punte con Calaiò il centravanti-arciere e sulle fasce Pandev e Zuniga. Non c’è Hamsik, a casa con la febbre, Cavani in panchina. Il primo tempo si chiude zero a zero, non arriva il gol per rimettersi in corsa, illusioni ridotte al lumicino. Dopo che Rajtoral, uno dei goleador dell’andata, fa fuoco e fiamme sulla destra, il Napoli si scuote, va al tiro con Insigne (6’) e Calaiò (9’) impegnando l’incerto portiere Kozacik che non trattiene mai la palla. Coraggio. Il Viktoria Plzen si raggruppa con un difensivo 4-5-1 e così il Napoli offensivo non trova spazi, per giunta negli ultimi venti metri manca sempre il tocco decisivo, il passaggio smarcante. I cechi non fanno un solo tiro nello specchio della porta. Il Napoli arranca sugli esterni, Maggio e Zuniga in difficoltà nella fase difensiva, poco incisivi nelle proiezioni offensive. I batte Behrami sui portatori di palla del Viktoria.
Nella ripresa, Mazzarri osa di più (4-2-4) inserendo Inler e Cavani per Donadel e Behrami ammoniti. Inler ha un buon inizio (fa coppia con Dzemaili sulla linea mediana). In attacco tutta la batteria disponibile: Pandev, Cavani, Calaiò, Insigne. Il Napoli tiene più la palla, ma non trova mai il corridoio per andare in gol. I cechi giocano sul velluto del 3-0 dell’andata, badano a controllare il Napoli e il match e, sul più bello, proprio col Napoli superdotato in attacco, vanno a segno.
Cross di Rajtoral, il biondone che spaventa di più, sul quale Zuniga è in ritardo, respinta di Rolando e staffilata di Kovarik: De Sanctis prima intercetta, poi si lascia sfuggire la palla in porta (50’). Erroraccio, non il primo di questi tempi. Torniamo a casa, a Plzen fa troppo freddo. Quattrocento tifosi azzurri gelati in tutti i sensi sugli spalti (12 mila spettatori, una miseria, stadio piccolo).
Il raddoppio di Tecl (segnò anche all’andata) chiude la bara sul Napoli. Inler (che è calato subito) perde palla a centrocampo, schizza il contropiede ceco con Kolar che serve Tecl a sinistra, tiro a giro e palla nel sacco (74’). Kolar crossa indisturbato, nessuno c’è su Tecl, neanche Cannavaro appena entrato (65’ per lo zoppicante Gamberini che era stato il difensore migliore). Si aspetta solo che l’arbitro metta fine alla resa azzurra. Il Napoli, generosamente ma con poca sapienza, attacca nel finale, ma Cavani sbaglia la mira, su Insigne para due volte Kozacik, la palla-gol di Calaiò ben giocata (tocco di esterno sinistro sull’uscita del portiere) sull’invito di Maggio scavalca Kozacik e si perde oltre il palo lungo (80’).
Tra andata e ritorno, cinque gol sul groppone. Nessuna rete all’attivo. Continua il digiuno di Cavani. Ha fatto quello che ha potuto Calaiò nella morsa dei due atletici difensori centrali del Viktoria, Cisovski e Prochazka. Neanche Pandev ha fatto faville sotto la guardia serrata di Limberski. E Insigne si è spento alla distanza, sfavorito dall’attacco a quattro con la palla che girava al centro, aveva pochi e confusi sbocchi sulle fasce e continuavano il tocco in più degli azzurri, sotto la pressione difensiva dei cechi, la lentezza della manovra, l’incapacità di saltare l’uomo. Ciao, Europa!
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
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