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Carnevale: “Higuain sbalordirà, non ha bisogno di ambientarsi, gap con la Juve ridotto”

Ma. Gi. Ca. lo era già da un po’, ancor prima che arrivasse Careca: e da quel giorno, la magia non è mai evaporata. La memoria è uno scrigno da esplorare a ritmo continuo, un viaggio nella memoria per rievocare ciò ch’è stato, per danzare sui ricordi di quel ch’è rimasto di quei fantastici anni ’80: Ma. Gi. Ca come Maradona, Giordano e Andrea Carnevale, la triade d’una favola in verde, bianco e rosso che valse il primo scudetto. Il tempo sfila via ma lascia inalterate le competenze: e in questo terzo Millennio colorato d’azzurro, c’è qualcosa di magico anche in Friuli, a Udine, la patria della meglio gioventù inseguita, scrutata e poi valorizzata da Andrea Carnevale, un uomo a prova di bomber per decodificare Higuain…

Visto da un (ex) centravanti, quell’Higuain che impressione fa?
«Lo conoscevo bene, ovviamente, e non mi ha stupito: siamo al cospetto di un fuoriclasse, un uomo che non a caso viene valutato intorno ai quaranta milioni di euro. Un personaggio di statura mondiale, titolare della Nazionale argentina e goleador del Real Madrid. Sbalordirà….».

Il paragone con Cavani è inevitabilmente immediato, pur nel consapevolezza di avere a che fare con bomber diversi.
«Persino complementari, capaci eventualmente di giocare assieme. Parliamo di fenomeni, nel loro genere: perché Cavani è universale, è fantastico, ti dà quello che nessun altro è capace di offrire, una copertura del campo in orizzontale e in verticale, una generosità utilissima per la squadra. Ma stiamo al top con entrambi».

Sotto sotto, può intuire, Napoli avverte la malinconia per quel genio ch’è andato al Psg…
«E però Higuain è l’attaccante ideale per trovare istantaneamente il nuovo idolo: in occasione del gol s’è mosso verso la porta, ha fatto il movimento di chi sente il gol e lo cerca e sa come trovarlo. Non quello ad uscire, verso sinistra, per provare il diagonale; ma quello ad entrare, per avvicinarsi a Buffon, per calciare con potenza, per mettersi in condizione di calciare bene».

Non avrà bisogno di ambientarsi…
«Gli argentini a Napoli fanno in fretta e lo dice la storia. Poi lui è un europeo, è un mediterraneo, è nato in Francia, è vissuto in Spagna, avverte il richiamo di popoli che si somigliano. Entra in una squadra nella quale c’è tanto sudamerica, c’è il fascino indistruttibile di Maradona che fa da energizzante».

E l’ambizione di lottare per lo scudetto…
«Mi sembra che la distanza con la Juventus si sia ridotta. Forse non del tutto, ma di tanto. E’ cresciuto ulteriormente il valore tecnico del gruppo, gli innesti sono quelli giusti. Magari manca ancora qualcosa: ma sono un addetto ai lavori e non mi permetto di sbilanciarmi. Però sarà una gran bella sfida a distanza, quest’anno».

I pregi di una squadra che da un decennio è in crescita?
«Intanto, la continuità del lavoro: c’è una struttura solida, già collaudata, nella quale sono stati inseriti di volta in volta calciatori sempre più forti. E ciò facilita la fusione tra i settori, i meccanismi scivolano via con maggior tempestività. Non si acquista mai a caso, né per il gusto di farlo: si assecondano le esigenze».

Però stavolta si cambia modulo e una mezza rivoluzione è palpabile.
«C’è un tecnico che ha un cultura internazionale impressionante ed un curriculum che parla da solo. E poi sono arrivati rinforzi in grado di assecondare il nuovo progetto. Tra centrocampo e attacco c’è una qualità di assoluto livello. L’eventuale contraccolpo per l’addio di Cavani è stato annullato dalla prestazione di Higuain della vigilia di Ferragosto: ma questa è solo un’anticipazione».

Giochino d’estate: la Juventus è ancora la favorita?
«Lo è sempre, per diritto, chi ha appena vinto lo scudetto. E poi i bianconeri hanno anche acquistato Tevez, Llorente ed Ogbonna. Però il Napoli ha accresciuto il suo potenziale, ha un organico più autorevole non solo in quelli che in genere vengono definiti titolarissimi. E i cambi, il turn-over, a questo punto, presenta meno rischi».

Il segreto per lanciare un segnale…?
«Ovviamente una partenza lanciata. Ma sarebbe anche risposta semplicistica. Il campionato è lunghissimo, ci si può permettere pure una fase iniziale di apprendimento. E’ nella natura delle cose. Torno spesso a Napoli, osservo tanto e mi
tengo informato, ho tanti amici che mi chiamano e mi sottolineano le differenze anche ambientali con il passato: ora c’è molta più comprensione, c’è una maturità pure nell’ambiente. E’ inevitabile il desiderio di voler vincere – e questo è un principio praticamente generale – ma la gente sa che va concesso qualche passo falso…».

Torniamo ad Higuain… 
«Siamo in presenza di un talento e questo mi sembra scontato. Non so quanti gol abbia in canna, so che ne ha sempre fatti tanti e chi viaggia su quelle medie non concede sorprese spiacevoli: semmai il contrario. Entra in un Napoli in cui ci sono calciatori di livello internazionale già padroni della situazione: penso ad Hamsik, penso a Pandev ma penso anche a Insigne, che pure in Nazionale ha dimostrato di possedere colpi straordinari».

Forse una squadra a trazione eccessivamente anteriore….?
«Questo può dirlo il campo e dipenderà dall’atteggiamento e dagli equilibri: però, pure in questo caso, siamo al cospetto di una certezza, che si chiama Benitez. Ha talmente tanta saggezza ed una preparazione immensa: mi sembra una guida sicurissima»

Fonte: Corriere dello Sport.

La Redazione.

D.G.

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