Due mesi alla fine. Dieci partite in tutto, compresa la finale della coppa Italia. E lui, Goran Pandev, ossessionato dalla solita incertezza: gioco oppure no? In campo dall’inizio o niente da fare anche stavolta? Inutile negarlo: sta sui carboni ardenti, Pandev. Perché il tempo stringe e lui non può spenderne più tanto per convincere Mazzarri che non solo ha il diritto di mettersi alle spalle il precariato, che non solo può aspirare ad un trattamento da attaccante a tempo indeterminato, ma può persino dare garanzie per il campionato che verrà. Perché per Pandev, che in azzurro c’è arrivato con la formula del prestito secco, l’altro interrogativo è proprio questo: con quale maglia giocherà nella prossima stagione: ancora con quella azzurra, o di nuovo con quella nerazzurra?
TITOLARE – Intanto, però, c’è Juve-Napoli e l’attaccante pensa solo a quello. «E senza farsi neppure più troppe domande» , prova a far credere Carlo Pallavicino, il suo procuratore. «E’ – spiega – che già altre volte s’aspettava di giocare dall’inizio e poi non è successo. Ma queste, si sa, sono valutazioni che spettano all’allenatore e basta. Cert’è, però – aggiunge affidando il messaggio a Radio Gol, affinché rimbalzi anche a Castelvolturno – Pandev sta dimostrando d’essere in grande condizione e, quindi, di poter essere assai utile al Napoli in questo finale che vale terzo posto e coppa Italia».
QUARTO TENORE – Insomma: il pensiero è questo: ai vecchi tre tenori – Cavani, Hamsik e Lavezzi – se n’è aggiunto un quarto: Pandev, appunto. Con gli stessi diritti e, oggi, probabilmente anche con una condizione di forma invidiata dagli altri tre attaccanti, come ha dimostrato il cambio di passo imposto al Napoli nel finale della gara col Catania. E non è tutto. Se, infatti, in casa Napoli Cavani è l’incontrastato re del gol (uno ogni 116 minuti) e se il viceré si chiama Pocho (a segno ogni 223′), il rapporto minuti giocati-gol segnati, dice che Pandev è al terzo posto con un centro ogni 255′. Meglio di Hamsik, il quale in gol, stabilisce la media, ci va ogni 278 minuti. Quindi, è anche con la forza dei numeri che il macedone bussa alla porta della prima squadra alla vigilia della gara di Torino. Ma, per carità, niente polemiche. «E’ ovvio, lui spera di giocare. Ma bisogna fare i conti con Mazzarri, il quale, probabilmente anche per motivi tattici, preferisce non cambiare troppo formazione. Comunque – dice Pallavicino – so per certo che l’allenatore di Goran è molto soddisfatto: un calciatore che, oltretutto, può ricoprire più d’un ruolo e che – lo dice chiaro e tondo il manager – oggi non è inferiore ai tre tenori».
IL FUTURO – La Juve, la Lazio, il finale di stagione e la coppa Italia. E poi? Poi quale sarà il futuro di Pandev? E chi può dirlo. Tornerà all’Inter ed è lì che si deciderà. E ovviamente, sarà importante anche la volontà di Pandev. Il quale, però, parola di Carlo Pallavicino, resterebbe volentieri al Napoli. Perché? Per più d’una ragione. «La prima: perché qui Mazzarri l’ha rigenerato. A Napoli, infatti, Pandev ha ritrovato il sorriso e la felicità che aveva smarrito da parecchio. Poi, perché è entrato in uno spogliatoio eccezionale che l’ha accolto con rispetto ed amicizia. Infine, perché s’è ritrovato in una città stupenda che gli ha dimostrato subito simpatia e fiducia. E queste sono cose che Goran non può dimenticare». Insomma, Pandev a Napoli ci resterebbe volentieri. E il Napoli? Il Napoli l’apprezza, ma per decidere può aspettare ancora un po’. Decisivi, saranno queste ultime partite e, di conseguenza, gli impegni della prossima stagione. Ecco, la differenza è proprio questa: il Napoli non ha nessuna fretta, Pandev invece, ne ha parecchia.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.