Carletto Mazzone ha le idee chiare, come sempre: «Il Napoli ha qualcosa in più del Cagliari, ma quando i sardi giocano davanti al loro pubblico diventano forti quasi come la Juventus». Di questi tempi il tecnico proprietario del record di panchine in serie A (la bellezza di 791 che 1.076 se contiamo anche C e B) si ritrova a fare il pensionato. Il «senatore» Mazzone è in pratica ex tecnico di metà delle squadre della serie A, comprese Fiorentina, Bologna, Roma, Napoli e Cagliari.
Può essere la gara della svolta per gli azzurri di Mazzarri?
«Può essere la partita in cui il Napoli prende definitivamente atto di essere una delle squadre più forti di questa serie A. In certi momenti, mi sembra quasi che neppure loro si rendano conto di essere davvero una delle big».
Potrebbe essere una tattica, quella di viaggiare a fari spenti?
«A Napoli è impossibile riuscirci. C’è sempre enorme attesa per quello che fa la squadra. E i tifosi quest’anno hanno ragione perché è vero che la Juve ha qualcosa in più ma gli azzurri hanno Cavani e Hamsik che sono due fenomeni, due autentici fuoriclasse. Pure l’Europa League è un bel trofeo che potrebbero conquistare».
Il suo pupillo Guardiola farebbe carte false per loro?
«Ma quale allenatore non sognerebbe di allenarli? Pep è una specie di figlioccio per me. Lo sento con frequenze e gli voglio bene. Certo che tutti e due li vedrei proprio bene nel suo tipo di gioco. Ho la sensazione, poi, che Guardiola, il prossimo anno sarà su una panchina italiana».
C’è solo il Milan che può ingaggiarlo?
«Ah non lo so, credo di sì. Lui l’ultima volta che l’ho sentito mi ha detto: ”Preparati per una belle rimpatriata”. Spero solo che non tolga il posto all’altro tecnico che ho nel mio cuore: Antonio Conte».
La Juve sembra avere una marcia in più quest’anno?
«Al momento è la più forte. Ma dietro ai bianconeri c’è proprio un bel gruppo di contendenti che, se stessi al posto di Conte, non mi farebbero dormire sonni tranquilli».
Il Napoli è tra le rivali?
«E certo che lo è. Il Napoli ha personalità e concretezza. Gli manca un po’ di convinzione nei propri mezzi. Magari dopo aver vinto in Svezia, vince pure a Cagliari e lo capisce. Ma prima degli azzurri c’è l’Inter».
Una bella lotta?
«Beh, sì. Proprio entusiasmante. Senza tener già fuori la Roma di Zeman: non lo dico perché sono romanista, ma i giallorossi possono rientrare nel gruppo che lotta per la zona Champions».
Mazzarri in questo periodo non è molto sorridente.
«E sbaglia. Accetti un consiglio da un vecchio come me: se la goda di più, è un momento magico per la sua carriera. È preparato, competente e guida una squadra che gli sta regalando tante soddisfazioni».
Domani c’è Cagliari-Napoli e per i sardi è la gara dell’anno.
«Tutto iniziò con quello spareggio tra i rossoblu e il Piacenza, al San Paolo».
Se lo ricorda?
«E come non potrei? La mia unica retrocessione in serie B della mia carriera fu proprio sulla panchina del Cagliari. Perdemmo 3-1. Una rabbia incredibile».
Ma è vero che i napoletani tifavano per il Piacenza?
«Eh sì. Il tecnico degli emiliani era Bortolo Mutti che aveva appena firmato proprio per il Napoli. E mi sembrava logico che i tifosi azzurri facessero il tifo per il loro futuro allenatore».
Pino Taormina per “Il Mattino”
La Redazione
P.S.
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