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Carica Diego: «Napoli, non avere paura di battere questa Juve»

Stoccata a De Laurentiis «Non mi ha mai invitato Venerdì io qui? Non so»

Non si risparmia. Per un’ora e dieci minuti risponde a tutte le domande, fa battute, si distende in sorrisi. Mentre per strada centinaia di giovanissimi lo invocano e cantano, all’interno della sala «Masaniello» Maradona parla anche, e molto, di calcio. È l’annunciata conferenza stampa nella sala al corso Umberto, che qualcuno ribattezza già «sala Maradona», gremita di giornalisti, telecamere, fotografi, semplici curiosi e tifosi.
Cosa può fare il presidente De Laurentiis per il Napoli e per Cavani? Non da dubbi, Diego, che il giorno prima si era negato due volte al telefono al presidente: «Mettere i soldi, mettere la mano in tasca. Contro la Juve spero che vinca il Napoli. La Juve è squadra più pratica, il Napoli non deve mollare, non deve demordere, starci addosso. Mazzarri sta facendo un buon lavoro. La Juve in trasferta è meno forte. No so se tornerò per vedere la partita».
Pagelle sui calciatori di ieri e di oggi. Paragoni tra presente e passato. Meglio Careca o Cavani? «Careca, sì, il mio amico Careca. Oggi i prezzi dei cartellini li fa la tv, che comanda il calcio con partite che vanno in onda a tutte le ore. Quanto costerebbe oggi il mio cartellino? Meglio non dare numeri, altrimenti viene il fisco. Ma forse il parametro può darlo Messi».
La carrellata dei calciatori e i giudizi calcistici di Diego sono una goduria per le decine di curiosi e tifosi che ascoltano la conferenza stampa. Insigne? «Può diventare un grandissimo calciatore. La parola fuoriclasse non si può darla a tutti. Grandissimo sì, ma altro…».
Meglio Maradona o Pelè? «Mia madre, che ho perso un anno fa, si arrabbiava moltissimo quando ci mettevano a confronto. Io le dicevo, non ti arrabbiare, non possono paragonarmi a un calciatore che non si muoveva mai sul campo. Se mi paragonano a Messi, che è un bravo ragazzo, non me la prendo. Ma credo sempre che io sono stato il migliore».
Ricorrono le domande sul Napoli di oggi, Mazzarri, il presidente De Laurentiis, gli azzurri. Anche in questo caso Diego conferma di non avere peli sulla lingua. Parla in maniera diretta, come chi non ha nulla da nascondere.
«In questo Napoli, mi sarebbe piaciuto giocare alle spalle di Cavani. Hamsik è un giocatore fantastico, che chiude e fa gol. In questo Napoli è la difesa che soffre di più. Da De Laurentiis non ho avuto mai, mai, mai un invito a vedere una partita del Napoli. Qui ho tanti ricordi belli, ne ho parlato anche con Bruscolotti. Vorrei tanto poter rivedere il San Paolo dei miei tempi, quello da tutto esaurito. Napoli deve ricordare quello che ha fatto quella squadra, che era una squadra di uomini e non sempre lo si riconosce».
Dal passato al presente. I sogni, la panchina del Napoli, il ruolo che Diego potrebbe avere con la squadra cui ha regalato due scudetti, una coppa Italia e la coppa Uefa.
«Io rispetto i codici del calcio. Mazzarri sta facendo bene, certo so che ha avuto proposte dalla Roma e dall’Inter… Ma è lui che ha il polso dei ragazzi, dello spogliatoio. Per questo, non mi permetterei mai di dire qualcosa sulla partita da preparare con la Juve. Io non sono venuto a Napoli per vedere De Laurentiis. Un eventuale incarico nel Napoli? L’unico che accetterei è la panchina. Ripeto però che sono venuto per altro, non per prendere il posto di Mazzarri che sta facendo un grande lavoro. Certo, il mio sogno potrebbe essere la panchina del Napoli. Per ora, sto discutendo il rinnovo del mio contratto a Dubai con il principe. Mi hanno già offerto altre cose, dopo Dubai potrei andare in Argentina. Almeno che non ci sia la possibilità di venire a Napoli, se tutto si aggiusterà».
Più volte Diego fa riferimento all’irruzione degli agenti della Finanza nella sua camera d’hotel a Merano, dove gli fu sequestrato il famoso orecchino poi comprato all’asta a Bolzano da Miccoli. Maradona mostra le orecchie, per spiegare che in Italia non porta più nulla. E su quell’orecchino cui era legato?
«So che lo ha preso Miccoli e che ha anche detto che avrebbe voluto ridarmelo. È stato un gesto bellissimo, il suo. Mi è piaciuto molto e lo ringrazio. Se me lo offre, io glielo regalo di nuovo».
Diego e l’immagine di Napoli, qualcuno ricorda che in quegli anni la città era associata a Maradona e a Massimo Troisi. E ora? Il pibe risponde con convinzione: «Abbiamo Alessandro Siani, l’ho visto a Sanremo. È lui Maradona, un napoletano che parlava a tutta l’Italia senza nessun problema e senza cassetta».
Ma è il rapporto con il Napoli di quel glorioso passato l’origine delle richieste del fisco italiano. C’entra sempre il calcio e i suoi contratti. Su questo, Diego ripete: «Ferlaino, Gallo padre e figlio, poi Coppola, Marco Franci sono entrati nella stanza a firmare quel contratto. Io non c’ero, mi allenavo. Loro sanno, eppure il fisco vuole da me 40 milioni di euro che non ho. Chiedeteli a Ferlaino, allora. Non capisco».
Diego va via, con una scatola di mozzarelle di bufala, regalo di Bruscolotti. A Fiumicino, ha incontrato Bruno Giordano che lo aspettava per abbracciarlo. Un altro amarcord nel passato.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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