Ci sono campioni che restano per sempre nel cuore dei tifosi, ci sono squadre che restano scolpite nella memoria e diventano termine di paragone, a volte anche ingombrante, con cui confrontare nuovi cicli e nuove avventure. Il Napoli più bello, per i tifosi azzurri, può essere solo uno, quello che a cavallo degli anni Ottanta e Novanta vinse il primo scudetto con Maradona e poi il secondo e la Coppa Uefa con Diego e Careca. Per gli juventini, giovani e meno giovani, il confronto da reggere è quello con la Juve di Lippi che negli anni Novanta ha vinto tutto: 3 scudetti, Champions, Intercontinentale e un altro po’ di coppette…
Erano il Napoli di Careca e la Juve del “soldatino” Di Livio. Due che in campo si sono solo sfiorati – «Un’amichevole quando ero a Padova, ti ricordi Antonio?», pesca Di Livio nei ricordi – ma che si sono ritrovati intorno a un tavolo, ospiti nella redazione del Corriere dello Sport-Stadio, per giocare in anticipo la supersfida del 20 ottobre, per entrare nei segreti di una partita che ha sempre significato tanto e che questa volta vale ancora di più. «E’ presto per dire se sarà decisiva per lo scudetto», ripetono in coro Careca e Di Livio, perché il campionato è lungo e potrebbe spuntare anche una terza incomoda nella corsa verso il tricolore. Pronostico difficile, giurano, la scaramanzia non c’entra. E allora, per il gusto di una scommessa, si fanno guidare dal cuore. «Vince la mia Juve 2-1», dice Di Livio. «No, il Napoli con un bel 3-1», ribatte Careca. E’ già Juve-Napoli.
Juve e Napoli prime insieme in classifica: lo scontro diretto sarà già una sfida decisiva per lo scudetto?
Careca: «La Juve mi sembra una squadra più tosta in difesa e a centrocampo, il Napoli non è forse così solido dietro ma ha un attacco veloce, con un Cavani che non molla mai. E’ difficile dire chi potrà vincere ed è presto per dire che è già una partita scudetto. Ho visto l’Inter nel derby, può tornare in corsa ma deve migliorare tanto. Ho commentato spesso la Juve l’anno scorso per la tv brasiliana, è ancora molto forte. Conte è uno “tosto”, lo era da giocatore e oggi lo trasmette alla squadra, vuole sempre che i calciatori vadano a cento all’ora. L’ho conosciuto a Bari, mi piace».
Di Livio: «E’ vero, Conte è così, motivato e molto pignolo nel lavoro. La sua Juve è un gradino più su delle altre, anche del Napoli. Sono un po’ sorpreso dalla crescita della squadra di Mazzarri, sta facendo un grande lavoro da alcuni anni. E’ andato via Lavezzi ma paradossalmente ora la squadra è più compatta in campo, è difficile fare gol al Napoli. Certo, conta l’esperienza in coppa, la Juve è più abituata a giocare partite di una certa importanza».
A proposito di coppe: Mazzarri ha scelto di schierare sempre il Napoli-2, la Juve opta per un turn over più ragionato. Chi ha fatto la scelta giusta?
Di Livio: «Sono contrario a dire che la Champions ti toglie delle energie, ti dà invece dei grossi stimoli. Certo, alla lunga può capitare di affrontare qualche gara sotto tono. Non so se Mazzarri faccia bene a schierare il Napoli-2, però almeno con il Psv avrei schierato la formazione titolare, era una partita da Champions».
Questo Napoli cosa ha di più rispetto al passato? Perché riesce a creare tanto entusiasmo tra i tifosi?
Careca: «Al Napoli manca solo la continuità di “titoli”, di successi. Però i tifosi hanno sempre questo grande entusiasmo, se vinci una partita trovi diecimila persone all’allenamento. Ho parlato con un po’ di amici, tutti mi dicevano questo: dopo la sconfitta in coppa, meglio concentrarsi sullo scudetto, che in Italia conta tantissimo. Forse manca questa tradizione europea, per noi sudamericani invece la Libertadores è molto importante, vai a giocare in Argentina o in Cile, in posti dove ci si picchia prima ancora di entrare in campo… Il segreto del Napoli sono i suoi tifosi: vogliono vincere e stanno sempre vicino alla squadra. Hanno attraversato momenti difficili e tutti ricordano con nostalgia i tempi di Maradona…».
E i tempi di Careca, ovvio. Quella squadra avrebbe potuto vincere di più?
Careca: «Sì, se Ferlaino fosse stato un po’ più vicino alla squadra… Poi è andato via Diego e dall’altra parte c’era il Milan, una realtà differente, era più squadra. Noi avevamo dei buoni giocatori…».
Di Livio: «Non essere modesto, Antonio….»
Careca: «Beh, non c’era solo Diego, non c’ero solo io. Bagni era la spina dorsale di quel gruppo, era molto intelligente a gestirsi anche quando aveva problemi al ginocchio. Ciccio Romano era un bel regista, Ciro Ferrara stava crescendo, Renica aveva un grandissimo sinistro, sapeva mettere quella palla lunga, a scavalcare il centrocampo, come piaceva a me… Squadre come Milan, Juve e Inter hanno sempre fatto la differenza in Italia, poi ogni tanto vengono fuori delle novità. Oggi, per esempio, mi piace l’Udinese. Ha quel ragazzino in attacco, Di Natale vero?».
Careca, in Brasile ha fatto infuriare tutti quando le chiesero chi fosse il calciatore più forte al mondo e lei rispose…
Careca: «Che il numero uno era Maradona. Il secondo più forte era Maradona. E il terzo ero io… Quante me ne hanno dette! E’ che in Brasile, ovviamente, c’è il mito di Pelè. Solo che lui si allenava tutti i giorni e calciava sia col destro che col sinistro. Diego, se andava bene, si allenava una volta alla settimana e usava solo il sinistro: immaginate cosa avrebbe fatto usando allo stesso modo il destro… Prima di venire a Napoli potevo andare a Torino, dove c’era Junior, o ancora prima al Real Madrid. Io però avevo un sogno: giocare con Maradona. Poi cercai di portare Junior a Napoli, Moggi aveva una sorta di opzione, invece prendemmo Alemao che ha fatto grandi cose in azzurro».
Di Livio,per i tifosi bianconeri il termine di paragone è invece la “sua” Juve. Che analogie vede tra quella squadra e la formazione di Conte?
Di Livio: «Vedo la stessa ferocia, e in questo si può dire che ci sono analogie. Il carattere è lo stesso, la squadra di Conte non molla mai e lo si è visto anche a Siena. Però se devo dire quale delle due è la più forte, allora scelgo la mia, non solo per la qualità ma anche perché abbiamo vinto di più. Vedremo cosa farà questa Juve in campo europeo, di sicuro Conte ha trasmesso al gruppo quella stessa mentalità, quella stessa capacità di sacrificarsi».
Però rispetto a due anni fa si nota una Juve con tutt’altro carattere…
Di Livio: «E’ vero. Prendete Vucinic, che a Roma sembrava sempre indolente e che invece in bianconero ha qualcosa in più. Conte non può farne a meno».
Careca: «Mi piace molto Vucinic, lui con i piedi può fare la differenza».
Di Livio: «La verità è che in bianconero deve fronteggiare molta più concorrenza».
Careca, Cavani le assomiglia?
Careca: «Ha una grande velocità, tecnicamente conclude molto bene a rete, magari io cercavo più il dribbling. Il Napoli ha perso un giocatore come Lavezzi, che portava più palla ma lasciava spazi anche agli avversari, e il fatto che Cavani vada bene anche senza il Pocho accanto è una prova di carattere. Mi incuriosisce molto Vargas, è rapido, in coppa è riuscito a segnare anche un tripletta. In Brasile lo hanno seguito molte squadre, non so perché abbia avuto problemi a inserirsi: c’è il sole, c’è il mare, c’è l’affetto dei tifosi. Ora, poi, ci sono tanti stranieri in squadra e dovrebbe essere più semplice, mica come ai miei tempi».
E Insigne?
Careca: «L’avevo visto già nel Pescara, ha fatto tanti gol in B, è rapido, intelligente, sicuramente farà bene. Stare a Napoli, ovviamente, è diverso: c’è pressione ventiquattro ore su ventiquattro, e in più lui è napoletano».
Di Livio, tra i centrocampisti bianconeri di oggi in chi si rivede? Forse in Vidal per carattere?
Di Livio: «Beh, il ruolo è diverso, lui è più istintivo nell’inserimento, io giocavo più da esterno anche se poi l’esterno vero non l’ho fatto a lungo, abbiamo giocato molto a rombo. Piuttosto, mi rivedo più in Pepe, in Giaccherini, in Asamoah, giocatori di grande corsa e velocità».
E’ un centrocampo tra i più forti anche in campo europeo?
Di Livio: «Sì, ha molta tecnica e aggressività, giocatori come Pirlo, Marchisio e Vidal sono il top. Pirlo ha una grande testa e sa anche fare gol, è la vera forza della Juve».
Il problema, semmai, sarà sostituirlo in futuro…
Di Livio: «C’è tempo. Però questo Pogba mi piace, ha qualità importanti, se la Juve lo sta lanciando vuol dire che ci punterà molto per il dopo-Pirlo».
Quella Juve ha vinto scudetto o Champions, mai entrambe le competizioni. Perché?
Di Livio: «Non si sceglie mai su cosa puntare, magari se si è indietro in campionato può venire facile puntare più sulla coppa. La Champions è bellissima, proprio l’altra sera ho rivisto la finale vinta all’Olimpico: che festa, proprio qui, nella mia città!».
Careca: «Nella vecchia Coppa dei Campioni al Napoli non è andata bene, invece. Il primo anno incontrammo subito il Real Madrid, il Real di Sanchez, Butragueño, Michel. Però ci siamo rifatti in Coppa Uefa…».
Scudetto: è corsa a due Juve-Napoli o entreranno in corsa anche altre rivali?
Careca: «Si possono inserire altre squadre e la partita non sarà decisiva, anche se come scontro diretto vale 6 punti».
Di Livio: «Almeno altre due squadre si possono inserire, penso alla Lazio come sorpresa e all’Inter, che non è competitiva ma che è lì in classifica. Stramaccioni lo conosco dalle giovanili della Roma, è intelligente e preparato, assomiglia a Conte: un pignolo, un martello, anche se lui è amico dei giocatori».
Chi ha l’approccio più giusto: un tecnico severo o uno più “amico”?
Di Livio: «Il metodo migliore è di chi vince sul campo… Anche se i calciatori ti vedono come amico solo quando li fai giocare».
Careca: «Per me con un allenatore si può anche stare a parlare bevendo un paio di birre, ma poi deve esserci il rispetto dei ruoli. Io ho avuto un rapporto bellissimo con Bianchi, si parlava pure di caccia e pesca, anche se non siamo mai… scesi in campo. Per la verità, a me piaceva più andare a sparare al poligono, lo faccio ancora oggi. A Napoli ho avuto anche Bigon, poi Ranieri con il quale ho avuto qualche problemino. Ma nel calcio io ho solo amici, non riesco a provare altri sentimenti. Con Bianchi parlavo tanto, eppure sembrava quello più “serio”, ed è vero perché non ci faceva mollare mai. A Stoccarda, nella finale di Coppa Uefa, non voleva farmi giocare perché avevo 40 di febbre: ho dovuto faticare per convincerlo».
Di Livio, rimpiange di non aver mai giocato nella Roma, nella sua città?
Di Livio: «Non si è mai avverato, mi sarebbe piaciuto, alla fine della mia
carriera, scoprire se sarei potuto diventare un idolo dei tifosi giallorossi per l’attaccamento alla maglia, per l’impegno, perché certo non potevo essere mica come Totti! Però c’è mio figlio Lorenzo nel settore giovanile della Roma: è un esterno offensivo molto veloce, è bravo, ma è presto per dire che diventerà calciatore».
Del Piero in Australia: una scelta giusta? E la Juve non avrebbe fatto meglio ad accontentarlo tenendolo un altro anno?
Di Livio: «Chiedeva un altro anno di contratto per poi smettere, ho criticato la Juve per non averlo accontentato. Ha scelto l’Australia, sono contento perché è giusto fare anche altre esperienze. So quanto è accaduto, so che Alex aveva girato un video, dicendo che sarebbe rimasto un altro anno a Torino, che la società non ha gradito. Però andava “perdonato”: lui c’era in campo quando la Juve era in B».
Careca: «Capisco Del Piero, anche io sarei voluto restare ancora a Napoli. Ma Diego se n’era andato lasciandomi solo e con Ferlaino ho avuto qualche problema. E’ vero, lui ha portato Maradona e gli scudetti, però non aveva un carattere espansivo con lo spogliatoio. A Napoli avrei voluto portare un presidente come Berlusconi… Comunque, ho sempre rispettato i miei contratti. Scaduto quello con il Napoli, ho scelto il Giappone. Un’esperienza positiva: alla prima gara c’erano 800 spettatori, diventarono subito 8.000. Certo, non era come il San Paolo…».
Questo Napoli riuscirà a seminare di più?
Careca: «Vedo un presidente molto differente, De Laurentiis è più sanguigno, sta più vicino alla squadra, insomma lo vedo più presente. E poi ci sono tifosi speciali, pazzi per il Napoli: a Torino so che non ci sono biglietti per tutti, ma loro riusciranno a intrufolarsi tra i tifosi juventini. E’ un po’ come il Corinthians in Brasile: tifosi pazzi per la propria squadra. Tra l’altro, in Brasile ci sono tanti tifosi del Napoli».
Juve-Napoli: chi decide la sfida?
Careca: «Cavani può fare la differenza, insieme ad Hamsik, mentre la Juve ha dalla sua più il collettivo, ha un gruppo molto forte».
Di Livio: «D’accordo su Cavani e dall’altra parte dico Vucinic, anche se alla Juve segnano tutti. Hamsik avrà un ruolo chiave, può togliere molto spazio a Pirlo andando in marcatura».
Una mossa alla quale, per esempio, non ha pensato la Roma di Zeman. Lo sceglierebbe come alleantore?
Di Livio: «Mi piace, anche se prenderei un tecnico più equilibrato. La partita perfetta sarebbe Inter-Roma: tre gol subendo poco l’avversario. Tornando a Pirlo, lui è fondamentale: va pressato, se gli dai spazio è finita».
Sbilanciatevi: come finirà Juve-Napoli?
Di Livio: «Dico che vince la Juve, 2 a 1».
Careca: «Magari un altro bel 5-3 per il Napoli, come quando segnai io una tripletta… Scherzi a parte, vincerà il Napoli, dico 3 a 1».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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