Sempre presente e vicino ai giovani:
«In un tempo in cui i ripetuti scandali nel mondo dello sport lasciano l’amaro in bocca, mentre il business delle scommesse sul pallone diventa la nuova frontiera della malavita organizzata, “dire il Vangelo al mondo dello sport e raccogliere la sfida educativa che da esso proviene sono i due motivi di fondo che spiegano e giustificano l’interesse con cui la Chiesa si rivolge a questo nuovo areopago dell’evangelizzazione”»,
così il cardinale Sepe ha esordito nel suo intervento nell’ambito delle iniziative programmate dall’ufficio di Pastorale dello Sport, diretto da don Rosario Accardo, per il Giubileo dello Sport, che si è tenuto ieri nella sede universitaria di Villa Doria D’Angri, in via Petrarca 80, un
«Convegno sull’etica dello sport. Lo sport: valore o disvalore?».
Sabato poi, grande Festa conclusiva al Palargine di Ponticelli, a partire dalle 9.
«Quando l’ombra della corruzione oscura la lealtà di una sana competizione, annientando talenti, si mette a rischio non solo la validità di un campionato, ma il valore intrinseco dello sport che è molto di più di un semplice esercizio fisico-motorio».
E aggiunge il cardinale:
«In questo nostro tempo, in cui i giovani, più degli altri, stanno pagando a duro prezzo le spese di una crisi economica e finanziaria che toglie loro ogni speranza di futuro, avviliti da una società che sembra non lasciare più spazio all’onestà, ai sentimenti, agli ideali, è necessario restituire allo sport la sua dignità».
Ma l’arcicescovo metropolita di Napoli ha anche parole per gli stessi sportivi:
«Se il campione è un eroe positivo non solo sul campo, ma nella vita, allora i suoi fan impareranno da lui ad essere uomini nel senso più alto del termine. Se invece è parte di un gioco corrotto, allora sarà inconsapevole promotore di falsi valori, di violenza, di degenerazione, di tifoserie intemperanti, ultimo anello di una catena che ha trasformato il gioco di squadra in un gioco di corrotti interessi economici».
Lo sport non deve assolutamente ricalcare le contraddizioni della società contemporanea, ammonisce Sepe:
«Lo sport, più di ogni altra cosa, può chiamare i giovani al rispetto di sé, dell’altro, dell’ambiente, e ai valori della collaborazione, della solidarietà. Proprio per la sua alta funzione pedagogica, ogni volta che lo sport torna in prima pagina non per decantare vittorie e primati, ma per registrare gli scandali legati a partite vendute o ad atleti che hanno ceduto alla mistificazione da doping, provoca nei giovani un effetto contrario: delusione, smarrimento, risposte violente e autodistruttive proprie di chi non crede più a nulla».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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