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Capitan Hamsik, un vero leader

In campionato lo slovacco già sette gol e sette assist

E mica le fasce passano da un braccio all’altro volando nell’aria… Mica ci si sveglia la mattina indossandone una, incollata sul braccio, poco più su del bicipite. Alcune volte le cose non accadono per caso, e quel braccio da ora (sino a quando non si sa) avviluppato in quel cerchio di stoffa dai molteplici e gratificanti significati, ha un suo preciso perché. E’ il più alto grado, naturalmente conquistato sul campo, nella fattispecie “ad interim”. Sì, perché la fascia è privilegio, appunto, di un capitano che ha dovuto interrompere il lungo corso e consegnare i gradi al giusto destinatario. Da capitan Cannavaro a capitan Hamsik, un film già visto, ma solo brevemente, per una volta, nel marzo del 2010, in una sfida con la Fiorentina. Un episodio che adesso può diventare una vera e propria serie, già in onda con la prima puntata cinque giorni fa a Siena. Una prima molto ben riuscita. Non dimenticando che è già un po’ abituato, essendo anche capitano della sua nazionale.

IL FEELING – Un passaggio di consegne che ha prodotto subito il miglior risultato. Capitan Hamsik, anche se in extremis, ha graffiato in profondità i toscani quando il match sembrava destinato ad un epilogo perlomeno anonimo. Un inutile pareggio dopo un filotto negativo di quattro sconfitte. Sarebbe stato un Natale pieno di rimpianti: così qualche rimpianto resta, ma si riaccendono pure le speranze. Quelle di un pronto riscatto, quelle di una brusca inversione (com’è accaduto altre volte dopo alcune parentesi negative) con un nuovo punto di riferimento in campo. E il feeling è più sicuro se il buongiorno si vede dal mattino. Un buongiorno tinto dell’azzurro più intenso: l’assist a Maggio è stato in effetti il primo azzeccatissimo tassello per ribaltare un trend insostenibile e presentarsi il sei gennaio al San Paolo, di fronte alla Roma, con più forza e determinazione. Quelle che non hanno fatto difetto al centrocampista dalla cresta acuminata, malgrado la pesante investitura fosse arrivata così, all’improvviso. Carica di significati e responsabilità, ma anche d’innegabile fascino. Un’emozione forte, da vivere senza tentennamenti. Alla sua maniera, con la leggerezza che gli è consona ma che non è superficialità.
ESTIMATORI – In principio fu Pierpaolo Marino, che lo volle fortissimamente a Napoli. Consegnandolo nelle sapienti mani di Edy Reja, che subito scorse nello slovacco i chiari indizi del campione. La sua definizione all’epoca sembrò alquanto forzata, ma col senno del poi non troppo esagerata: un po’ Gerrard e un po’ Lampard, così si espresse il tecnico friulano: «E’ stato il capocannoniere del mio Napoli prima che arrivasse Cavani. Intuitivo come pochi, lui sa già dove andrà a cadere la palla. Aggredisce gli spazi come pochi, è rapido di pensiero e di azione, ed è molto più maturo della sua età». Tutto vero, tutto confermato dai fatti. Visto che poi anche Mazzarri ha ribadito più o meno gli stessi concetti. Dicono un po’ tutti che sia nato vecchio, e per questo motivo la fascia di capitano gli dovrebbe calzare a pennello.
DUECENTO – I numeri ogni tanto ci vogliono, anche per evidenziare lo spessore, il valore delle cose. Marek Hamsik è già un (bel) pezzo della storia azzurra, tenuto conto che fra pochi giorni, quattro per la precisione, toccherà i cinque anni e mezzo con la casacca del Napoli. Un bel traguardo, non c’è che dire, destinato a sicuri ed ulteriori sviluppi, visto che lui è sempre più fermamente convinto di restare, per provare a vincere quanto più possibile. All’interno di questo intenso lustro e passa, ci solo le quasi duecento presenze in campionato (gliene mancano due, Maradona s’era fermato a 188), mentre quelle totali sono 241.
GLI ADDOBBI – Davvero un bell’andare no? Ma se poi apriamo il capitolo marcature ecco che i numeri addobbano in maniera considerevole la carriera di un venticinquenne già pregna di significati. Se vogliamo attenerci all’anno, il 2012, l’ambidestro di Banska Bystrica l’ha buttata dentro ben 11 volte, cominciando da marzo col Cagliari al San Paolo. Se ci atteniamo invece al campionato in corso, le reti sono 6 (sarebbero sette con quella contesa a Borja Valero), fra le 56 complessive (sempre in campionato) con aggiunta di 6 in Europa e 3 in Coppa Italia. Scampoli di numeri, destinati a rimpinguarsi per raggiungere nuove ed ambite vette. Per ora si gode quelle di Donovaly, vicino alla sua città d’origine, dove c’è la sua nuova casa.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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