Paolo I di Spagna el jefe, il capo, sarà incoronato domani a Vila-real. Primo, sì, perché quella del Madrigal sarà la partita d’esordio del capitano del Napoli sul territorio iberico: l’anno scorso, in Europa League, Cannavaro guardò i compagni arrendersi al Villarreal dalla panchina, con un turnover per nemico, mentre questa volta la seconda città della Provincia di Castellon, Comunità Valenciana, sarà la tappa più importante della sua bella carriera napoletana.
Di certo un capitolo fondamentale della sua favola: lui, che dell’azzurro è il cantore più appassionato, nonché l’alfiere e l’araldo, difficilmente chiuderà occhio in questi giorni di Champions. Di campioni e ricami. Difficilmente, sì. E dargli torto è impossibile: il Napoli può varcare i cancelli della storia e lui, l’unico figlio di Partenope, proverà a guidarlo con la testa alta e il petto in fuori. Orgoglioso. Come orgoglioso deve essere il popolo azzurro: Paolo I di Spagna, una delle rare bandiere del calcio, darà tutto se stesso. Come sempre: per la città, per la squadra. Per la storia.
L’ALLENATORE – E allora, aguante capitano. Forza e coraggio. Perché senza di lui c’è poco da fare: la difesa non è mai la stessa. Non può, senza nulla togliere: Cannavaro è il perno, il regista, l’uomo degli interventi acrobatici (vedi Dzeko con il City: provvidenziale). E’ la certezza e la sicurezza: il più continuo, spaventosamente continuo, il più sereno. Se De Sanctis è il primo vertice e Lavezzi il terzo, lui è la chiusura del triangolo degli insostituibili. Al Madrigal, stadio bolgia ma depresso dai risultati di un Sottomarino inabissato tra polemiche, infortuni e sconfitte, lui dovrà essere il radar. Il periscopio, tanto per rimanere in tema. Carica ed equilibrio da trasmettere già molte ore prima della partita. Allenatore in campo.
I REDUCI – Finora, Cannavaro ha allenato il sogno: perché vittoria significherebbe qualificazione agli ottavi a prescindere, senza calcoli e incroci vari con l’Inghilterra, Manchester, il City e il Bayern; perché vittoria sarebbe apoteosi per una notte almeno, soprattutto per chi come lui e Gianluca Grava, amico e protagonista della cavalcata addirittura dalle pietre mischiate alle terra e all’erba dei campi di serie C, ha baciato e sposato la signora azzurra chiamata Napoli, giurandole amore eterno sin dalla B. Cioè la serie in cui l’aveva lasciato nel 1999 e quella in cui ha ritrovato il club dei primi calci nel 2006. Di strada ne è stata macinata, no? Con un sogno sempre stretto nel pugno chiuso della sinistra. Quella della fascia di capitano.
IL CAPITANO – Cannavaro potrà raccontare un giorno anche un primato orgoglioso: primo capitano napoletano di un Napoli tanto ambizioso da partecipare come protagonista al gran ballo dei campioni. Della Champions: nel 1987, contro il Real Madrid al Bernabeu, in campo c’era anche Bruscolotti, grande simbolo della storia, ma la fascia era al braccio di Diego. Domani, invece, quel pezzo di stoffa così prestigiosa stringerà il suo bicipite. Il bicipite di Paolo. El jefe. Il capo. Il capitano.
IL FRATELLO – Qualche amico e qualche parente ci sarà anche al Madrigal, perché certe notti non puoi saltarle, ma a quanto pare Fabio farà il tifo per il fratello e per il Napoli da Dubai: di recente avvistato ad Algeri, in qualità di ospite d’onore del Pallone d’Oro d’Algeria, l’ex capitano mondiale non dovrebbe partecipare alla serata. Anzi, stando alle ultime notizie non ci sarà: poi, per carità, si può sempre cambiare idea all’ultimo secondo. Dettagli.
I NUMERI – Come le statistiche che, però, fanno sempre piacere ai protagonisti: quella di domani sarà la presenza numero 210 di Cannavaro con la maglia del Napoli; la numero 18 nella coppe europee tra Intertoto, Uefa, Europa League e Champions. Unico cruccio? Non ha mai segnato. Mai un gol lontano dall’Italia, con la maglia azzurra. E neanche con quella del Parma. Beh, tutto qui. Aguante e adelante. Forza e avanti tutta: domani si fa la storia. Anche di Paolo I.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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