Intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io Sport, Fabio Capello prova a chiudere una volta per tutte la polemica scoppiata con le sue dichiarazioni su Zaniolo: “Io sono un ammiratore di Zaniolo, è il più forte talento che abbiamo in Italia. Forse quando ho parlato di lui ho dimenticato il nome di Kean. Io stesso ho avuto dei giovani che si sono persi, vedi Cassano”, ha chiarito l’ex allenatore della Roma e della Juventus.
Proprio sul percorso dei bianconeri e del nuovo allenatore ha aggiunto: “Senza bel gioco o un’impostazione di un certo tipo, non si raggiungono i risultati. La cosa vera che si può vedere nella Juve è che non ha i calciatori per un certo tipo di gioco e punta anche Sarri innanzitutto sui risultati. Sta mettendo in campo i giocatori nelle posizioni in cui possono rendere di più. Conte ha preso l’Inter con una difesa votata per giocare su un certo livello e su questa base ha trovato ottimi risultati. L’intervento di De Ligt? Ormai in area di rigore devono legarsi le mani, non si può più avere equilibrio con le braccia aperte. Secondo me dipende dalla pericolosità del passaggio”.
Infine, sull’episodio di razzismo accaduto a Verona e che ha colpito Mario Balotelli ha sottolineato: “Perchè non riusciamo a isolare i razzisti? Perché abbiamo dato loro importanza. Si sentono forti quando sono in gruppo e sono pecorelle quando non lo sono. Il razzismo non deve esistere. La reazione di Balotelli è stata importante e va appoggiata. Parliamo molto ma decisioni serie poche, basterebbero delle telecamere come succede in Inghilterra, ci vogliono decisioni, non parole”.
Un pensiero poi al Milan, criticando l’atteggiamento mostrato dalla squadra rossonera nella sconfitta contro la Lazio: “Giocano con paura, con timore e non stanno rendendo secondo il loro valore. Soprattutto a San Siro si nota la mancanza di serenità per dare il meglio. Pioli deve fare un lavoro psicologico. I problemi sono soprattutto nella testa, ci vorrebbe qualcuno che trasmetta dei valori, che ha ancora il Dna del vecchio Milan. Serve un leader che faccia capire le idee di gioco e soprattutto creare un gruppo”, ha concluso Capello.
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