Dalla situazione del Milan, escludendo ogni possibile idea di ritorno sulla panchina rossonera, alla propria esperienza di allenatore, passando per un campionato di Serie A più aperto che mai. Ai microfoni di Radio Anch’io lo Sport, l’allenatore del Jiangsu Suning Fabio Capello ha parlato così della propria avventura cinese, soffermandosi anche su un calcio italiano in cui ha lasciato fortemente il segno: “Post salvezza, stiamo programmando la prossima stagione: mi trovo bene qui, è un’esperienza nuova in un calcio diverso, la cosa bella è che il movimento calcistico è in crescita grazie a chi è arrivato prima di me come Cannavaro e Lippi. Si cerca di portare un tipo di gioco e di far crescere i cinesi”.
Poi, spazio al Milan: “La proprietà cinese? Non se ne parla, si chiacchiera ma non c’è certezza sul futuro del Milan. Si parla più dell’Inter che è squadra di casa nostra. Viviamo dove c’è l’azienda Suning, siamo coinvolti con l’Inter. E’ un peccato che il Milan, e lo dico da sportivo e da uomo che ha lavorato per il Milan di Berlusconi, si trovi in questa situazione dopo aver speso tanto: agli allenatori va dato tempo, andava rinforzata prima la squadra non comprando tanti giocatori ma tre importanti, che facessero la differenza. Pensando al futuro, servirà attenzione anche sulle questioni economiche: ora serve tempo per capire che potranno fare Mirabelli e Fassone in una piazza diversa, se saranno in grado di sopportare la pressione. Io sulla panchina rossonera? Ho già dato…Volevo tornare ad allenare una squadra come ultima esperienza, mi è stato proposto di salvare il Jiangsu Suning. Ho ancora un anno di contratto, poi andrò in vacanza. Credo la Cina possa essere considerata nuova frontiera del calcio, sì, si stanno creando centri sportivi, scuole calcio. Ci vorranno tanti istruttori dall’estero ma soprattutto che i cinesi prendano direttive dal calcio europeo. Gli stadi sarebbero già pronti per il Mondiale, non manca niente. Serve far crescere il calcio cinese: se continueranno su questa strada, in dieci anni potrà essere una delle dieci nazioni del calcio mondiale”.
Chiusura su campionato italiano e VAR: “Ho visto una bella gara tra Napoli e Inter, un grande calcio come non vedevo in Italia da tempo. Continuità di gioco, un arbitro che fischiava pochissimo e due stili diversissimi. Un grandissimo Napoli e un’Inter che cercava di andare avanti con palle rasoterra, filtranti, senza lanci lunghi. La Nazionale? L’emozione che ti danno inno e maglia è straordinaria: teniamoceli stretti, almeno è qualcosa che ci lega alla bandiera. Spero che l’Italia, col cuore, con San Siro pieno, vada in Russia. Non possiamo pensare a un’Italia che non va al Mondiale. VAR? Sono sempre stato favorevole, ho pagato caro il fatto che non ci fosse quando allenavo l’Inghilterra. Aiuta molto, ma va valutata attentamente in certi episodi: ci sono sfumature che vanno visionate e non viste sotto l’aspetto solo arbitrale ma anche come dinamica di gioco. Serve capire perché un fallo avviene e l’equilibrio”.
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