Ha allenato il centravanti più bello di tutti i tempi, Fabio Capello, perché come Marco Van Basten non ce n’è mai stato uno: un piacere per gli occhi, le sue movenze; un godimento per il suo allenatore, tutti i gol che segnava. Oggi, in attesa di una nuova occasione per misurarsi con il campo, si diletta con le telecronache di partite speciali, e lo fa benissimo: mai scontato, sempre originale, a tratti sferzante e quasi cattivo come può esserlo chi se ne frega di far arrabbiare chicchessia. Vede tutto, Capello, e su tutti ha un’idea. Noi lo abbiamo condotto in un affascinante cammino tra i grandi attaccanti che popolano i campi d’Europa e abbiamo scoperto che, di fronte a certi fenomeni, può emozionarsi e stupirsi anche uno che ha allenato Van Basten.
Capello, c’è una classifica secondo la quale Muller è l’uomo di maggior rendimento in Europa: che ne pensa?
“Che in effetti si tratta di un attaccante molto, molto importante: fa la differenza con il Bayern e la fa con la Germania. Ma, se penso al suo club, la mia mente non può fare a meno di andare – oltre che a lui – anche a Lewandowski. Anzi, sul piano della classe pura il polacco a mio avviso è superiore. Poi è vero che Mueller incide sempre, pesa tantissimo”.
Il re, però, rimane Messi.
“Quest’anno, fino all’infortunio, ha fatto qualcosa di straordinariamente importante: difficile pensare a un numero uno diverso da lui. Quando si parla dei migliori, vengono sempre in mente l’argentino e Ronaldo, ma io preferiscoi Messi. Attenti, però, perché…”.
Cosa sta succedendo?
“Sta arrivando Neymar. In questa stagione abbiamo assistito alla sua esplosione e credo che non si fermerà qui. Fino alla scorsa stagione vedevo le sue doti straordinarie però – come dire? – non mi soddisfaceva, ecco. Aveva poca continuità, magari mostrava un paio di belle giocate e poi si fermava. In Brasile, del resto, il calcio è diverso e a lui bastavano un gol e un assist per decidere le partite, poi poteva uscire di scena. Qui, in Europa, è tutto differente: lui si è adattato e sta crescendo. Ora è uno dei primi tre, diciamo che completa il terzetto, per qualità e imprevedibilità”.
Neymar è destinato a diventare il numero uno?
“E’ destinato sicuramente a competere per essere uno dei primi tre posti, sempre che prosegua su questa strada. Perché se continua così, se si applica per partecipare al gioco della squadra come sta facendo, può migliorare ancora”.
In Italia l’attaccante più forte è Higuain: quanto è lontano dai migliori?
“Ah, Higuain! A me lo dite: l’ho comprato io, l’ho portato io al Real Madrid. Aveva diciotto anni, era già fortissimo e me lo sono cresciuto. Un calciatore fantastico, uno dei migliori come centravanti puro, perché lui ha proprio quelle caratteristiche: potente, determinato, va davanti alla porta, segna”.
E’ cresciuto molto quest’anno.
“Sì, ha compiuto un grande salto in avanti. Adesso gioca con più rabbia, lotta per vincere, vuole conquistare qualcosa con la squadra”.
Higuain è uno da Pallone d’oro, come sostiene Sarri?
“Il Pallone d’oro è sempre un premio particolare, perché alla fine finisce ogni volta o quasi nelle mani di un attaccante, perché sono i goleador che più accendono la fantasia della gente. E per un attaccante contano anche le qualità di Higuain, che ho appena elencato. Però se penso che non l’hanno mai vinto Baresi e Maldini, il Pallone d’oro, mi sembra di impazzire”.
A sentire i nomi di tutti questi campioni, viene un po’ di malinconia: noi non ne abbiamo così forti.
“No, l’Italia non ha grandi attaccanti. Ha buoni attaccanti, questo sì, ma non grandi attaccanti”.
Possiamo dire che Balotelli è l’occasione persa per il nostro calcio?
Riflette. Prende tempo. Ride. “No, per carità: lì non metto naso”.
Fonte: Calciomercato.com
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