La premessa di uno di loro è oggettivamente sincera: «È capitato di far le teste calde e anche di andarcele a cercare, si sa…». «Ma — aggiunge — stavolta proprio non abbiamo fatto niente». La notte di Firenze è durata ben oltre la partita: è il giorno dopo e attorno alle 18 sei ultrà atalantini raggiungono lo studio del loro avvocato, Federico Riva, con un foglio in mano: è il referto rilasciato dagli ospedali dove sono andati a farsi medicare. Sul documento c’è una loro dichiarazione: «Aggrediti dalle forze dell’ordine a Firenze, 28 febbraio». È il prologo di una denuncia contro quello che secondo loro è stato un abuso della polizia. Parlano in sei, nello studio del legale, ma i referti, al termine della giornata, sono già una trentina.
Uno dopo l’altro, anche completando frasi e ricordi (ancora vivi) a vicenda, gli ultrà raccontano: «Non era successo niente, eravamo tranquilli sul nostro pullman ormai vicino al casello, quando una volante si è messa davanti al bus e l’ha fermato. Nel frattempo sono arrivati più cellulari e tutti i poliziotti si sono messi attorno al pullman, già con il casco, tutti in assetto antisommossa».
Le botte, secondo i supporter, sarebbero arrivate subito: «L’autista è stato invitato ad aprire le porte. Appena i primi due poliziotti sono saliti, hanno iniziato a colpire con il manganello chi gli capitava a tiro. Altri di loro li hanno seguiti, pugni e manganellate». «A me sono sembrati tutti molto carichi, hanno subito iniziato tutti a parlare — aggiunge uno degli ultrà più giovani —. Dicevano “o il carcere o l’ospedale, scegliete voi”, chiedevano a noi di tenere gli occhi bassi, di non guardarli. Sono stati minuti di panico, urlavamo chiedendo di fermarsi». La testimonianza di gruppo riparte dai poliziotti che «sono scesi dal pullman e hanno tirato manganellate ai vetri da fuori, rompendoli, già avevano picchiato dall’esterno prima, per farsi aprire. Anche noi siamo stati fatti scendere, con l’autista, che ha preso un paio di ceffoni».
Il pullman e i passeggeri sono rimasti fermi, sulla superstrada, «per circa un’ora e mezza. Scendendo ci hanno fatto passare due a due in un cordone di poliziotti, colpendoci a ripetizione, abbiamo tentato di difenderci. Poi ci hanno messo spalle al muro, facendoci tenere in mano le carte d’identità. E anche lì sono partiti calci, pugni e manganellate». «Sono stati alcuni celerini — proseguono — a fare una veloce perquisizione sul pullman, che si è presto trasformata in rapina:sono spariti alcuni drappi dell’Atalanta, indumenti, una cintura e persino cibo da alcuni zaini. Qualcuno diceva “prendiamo i regali di Natale a queste merde”». Poi, risalendo sul pullman, «ancora un cordone di agenti e ancora botte. Sembrava non finissero mai».
Anche alcuni poliziotti sono rimasti feriti. «Ci siamo difesi come potevamo». Qualcuno di loro fa notare che all’andata i cellulari della polizia attorno alla carovana di pullman nerazzurri erano 3 o 4. «Sono diventati 30 al ritorno dallo stadio all’autostrada, poi abbiamo capito che stava per succedere qualcosa, che in effetti è successa. Denunceremo».
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro