BOLOGNA – Vogliono cacciare Pioli. Un’operazione spericolata, ben oltre il limite dell’autolesionismo perché condotta proprio a ridosso della sfida delicata col Genoa. Sfida essenziale per rimettere in piedi la nave Bologna già da tempo più in basso della linea di galleggiamento. Vogliono cacciarlo ma Guaraldi al termine di una giornata convulsa si è opposto. Per ora l’allenatore rossoblù resta al timone, fino alla partita di domenica a mezzogiorno. Poi, dipenderà dal risultato e dal modo con il quale la squadra affronterà gli avversari.
Pioli poteva essere mandato via legittimamente dopo la disastrosa sconfitta interna contro il Verona, dopo il ko di Bergamo e immediatamente dopo la sconfitta di Firenze. Invece per varie ragioni si è aspettato. A un certo punto la squadra rossoblù ha anche ripreso a marciare, inciampando poi clamorosamente per colpa di Curci contro l’Atalanta. Da quel momento in poi è successo l’imponderabile. L’assalto dei tifosi all’abitazione di Guaraldi. La paura del presidente, lasciato solo da tutti, e la decisione di patteggiare. Niente più cori, insulti e aggressioni per i locali e le strade della città in cambio di un armistizio verso quelle lobbies sempre tenacemente al lavoro per prendersi pezzi di potere dentro una società destinata in questa maniera ad allontanarsi dal novero delle organizzazioni professionistiche sportive.
CLIMA AVVELENATO – L’operazione anti-Pioli arriva in un clima di continuo sgretolamento, parlando dell’ambiente bolognese in generale. Ora i cori della curva tacciono, lavorano altri inesorabili burattini e burattinai di una città passata alle cronache per la commistione fra calcio d’elite, calcio dilettantistico, salotti decadenti e la piovra delle scommesse. Un gatto che si morde la coda e che morde inesorabilmente chi vorrebbe rimettere le cose a posto. La prima mossa per far fuori Pioli è stata l’ingaggio dell’uomo che più di ogni altro ha fornito informazioni e supporto informativo all’allenatore in carica che ogni giorno balla sul bordo di un cornicione insaponato. Salvatore Bagni è da oggi il nuovo consulente tecnico esterno. Ed è il punto di riferimento per il ribaltone. Che non è avvenuto perchè non è stato concluso nessun accordo. Si è pensato a Gianfranco Zola, esonerato da poco dagli inglesi del Watford dopo cinque sconfitte consecutive e già un vecchio pallino di quell’area di interessi che da tempo aveva deciso di mettere le mani sul Bologna. Se i risultati tecnici dell’ex compagno di squadra di Bagni non sono stati lusinghieri con i giovani (ricordiamo anche la debacle in tandem con Casiraghi alle Olimpiadi di Pechino), diverso è stato invece l’esito con squadre più convenzionali. Ma che cosa c’è di convenzionale in un gruppo di lavoro che rischia di implodere per forza propria, per incuria e per pressione esterna? Zola ha ricevuto l’offerta, ma il patron dell’Udinese Pozzo ha dissuaso Guaraldi: è uno da grandi club, non provateci. Alberto Malesani, Edy Reja, Paolo Di Canio.
SOLO – La disperazione è in quelle tante mani che tentano di tirare per la giacca un presidente ormai davvero solo. Nei giorni scorsi ha confessato di essere molto confuso e di voler cercare lontano dal frastuono la strategia migliore per salvare il Bologna. Negli ultimi giorni ha analizzato molte soluzioni e per ogni proponimento ben ponderato ha visto materializzarsi ottimi argomenti contrari. La penultima valutazione in ordine di tempo è stata la seguente: se mandiamo via Pioli i calciatori non avranno più alibi. E contro il Genoa vinceranno o perderanno da soli. Con tutte le conseguenze. Ecco perché è serpeggiata anche l’idea di un allenatore ad horas. Si tratterebbe di Paolo Magnani, ex allenatore della Primavera che guidò il Bologna alla prima di campionato. Ad essere esonerato quella volta fu Colomba. Ma attenzione: la storia, nelle sue repliche, spesso diventa farsa. E Guaraldi, per ora, si è sottratto a questa farsa. Pioli domenica sarà in panca.
Fonte: Corriere dello Sport
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