E ora, in quest’orgia londinese, ciò che resta dinnanzi alle lacrime che sgorgano sul volo del pocho stremato, che si copre il volto con la maglietta, si piega su se stesso e non riesce a cogliere né il terero abbraccio di Cannavaro né i complimenti di Lampard, c’è tutto quello che non è accaduto al san Paolo. Maledizione: pareva (quasi) fatta, eppure, a ripensarci, prim’ancora che la disperazione demolisse il Napoli, dentro, il rimpianto già s’era intrufolato a Castelvolturno, per quel salvataggio di Ashley Cole, quella estirada inimmaginabile, a botta sicura.
DOLORE – E’ una notte ugualmente indimenticabile, in quelle scariche di dolore fisico che attanaglia chiunque, che morde le gambe e forse la pancia e forse la testa: perché farsene una ragione, diventa il più complicato degli esercizi per Paolo Cannavaro, sommerso dall’amarezza però lucidamente teso verso quella Champions da ritrovare in fretta, per curare le ferite: «Se prima la voglia del terzo posto era forte, ora è fortissima. Usciamo a testa alta, ma purtroppo non conta: siamo orgogliosi di averla giocato alla pari contro una squadra di campioni e di averli costretti ai supplementari. Però….».
CHE RABBIA – Il tormento è adesso, in quest’aereo che riporta a casa e lì lascia dopo un’illusione coltivata per tre settimane, perché un 3-1 non è garanzia ma è un vantaggio indiscutibile sul quale un po’ cullarsi. E adesso ch’è finita, e per davvero, il film della partita, a Cannavaro lascia spine sparse ovunque: «E’ triste essere eliminati e poi in questo modo, dopo aver giocato due gare ad altissimo livello e al cospetto di una squadra di enorme spessore. Ma è il calcio e ora ce ne dobbiamo fare una ragione, anche se è dura da digerire, ripensando alle tante occasioni create e sciupate per un niente sia all’andata che al ritorno. Non sto qui a dire chi tra Napoli e Chlesea avrebbe meritato di più, il confronto è stato alla pari e alla fine ha deciso un gol, un dettaglio. Non ci fasciamo la testa, reagiamo: ora ripartiamo per arrivare terzi, perché in questi mesi abbiamo avuto l’impressione che il nostro posto è questo, in stadi così. Non è presunzione, ma ci da dato atto di essere stati all’altezza».
POLEMICHE ED ERRORI – Chelsea 4, Napoli 1: ora, mentre nell’archivio finisce pure la rabbia, quel velo di tristezza per essere stati accolti con spogliatoi surriscaldati ed impraticabili, «mezzucci» che hanno spinto De Laurentiis a informare l’Uefa, il database della memoria risforna i quattro gol, quegli schiaffi rimediati a ripetizione su palle inattive, praticamente il lato debole d’una difesa altrimenti reattiva e solida, soprattutto nel recente passato. Mica facile riordinare le idee, avendo dentro veleno in ogni angolino del proprio metro e ottanta, però il dovere chiama e un capitano sa come rispondere, senza nascondersi, senza accusare: «E’ vero che c’è stato qualche equivoco, specie sui calci d’angolo. In una circostanza soprattutto, non ci siamo capiti tra di noi: ma a Stamford Bridge il baccano viene amplificato e noi siamo rimasti stupiti. Però tutto ciò non modifica d’un niente, secondo me, il giudizio che si deve trarre dal Napoli, dalla sua ostinazione e dalla sua caparbietà. Siamo stati in corsa fino all’ultimo secondo dei supplementari, abbiamo fatto tremare il Chelsea e siamo stati vicinissimi alla qualificazione. Se ripenso che a meno d’un quarto d’ora, o giù di lì, eravamo nei quarti di finale, mi mordo le mani. Però no, dobbiamo reagire e ripuntare a quel terzo posto che adesso è più vicino e che ci potrebbe riportare tra le grandi d’Europa. Abbiamo la forza e le qualità per iruscire. E poi c’è la Coppa Italia». E’ così dura attraversare la notte.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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