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Cannavaro, una vigilia particolare

Il capitano giocherà contro i felsinei e poi subirà l'ingiustizia sportiva

Gli occhi cercano risposte: e però, in quegli sguardi liberi d’ogni vena malinconica, c’è un velo intollerabile di mistero, un interrogativo che sorge meccanico, la ricerca d’un perché. Domani è un altro giorno e non c’è verso d’ignorarne i contenuti, di sistemarsi dinnanzi al crocevia ed aspettare che la monetina lanciata in aria dal destino indichi il percorso: testa o croce, dentro o fuori, esserci o non esserci? Si gioca: ed in quell’ora e mezza ch’è Napoli-Bologna, ma prim’ancora in una vigilia dal retrogusto indecifrabile, c’è un uomo che se ne sta rinchiuso nei propri pensieri sparsi, in quella serenità ch’è figilia autentica della propria onestà intellettuale e professionale, insufficiente però a deciderne la sorte, appesa alle interpretazioni altrui. Napoli-Bologna è lo spartiacque d’una esistenza infilata da un bel po’ nel tritacarne, la rappresentazione ultima d’un tormento che Paolo Cannavaro domina con padronanza da mesi e che però stavolta va allo scontro diretto ma in campo neutro e senza la possibilità di provare a sfidarlo con un tackle o con un contraddittorio: è un match impari, insolito e singolare, in cui la legittima difesa d’un leader al di sopra di qualsiasi sospetto è concessa per delega al proprio avvocato ed (innanzitutto) alla volontà della «corte».

PAOLO IL CALDO – E’ una notte lunghissima, da consumare scacciando via qualsiasi riflessione, magari da attraversare chiacchierando – come accade nei trasferimenti da casa a Castelvolturno – con Totò Aronica, molto più d’un amico, l’unico al quale è concesso d’accedere al proprio stato d’animo, condividendone le sensazioni di un’attesa logorante eppure affrontata a petto in fuori e a testa alta. E’ un ritiro singolare, abitato dai fantasmi che certo s’agitano e però pure dalla consapevolezza della propria, indiscutibile, serietà, mai omessa nelle duecentocinquatasei presenze in azzurro, dalla solidità caratteriale che non ne ha minimamente minato questo percorso accidentato ritrovatosi dinnanzi ed impossibile da dribblare o da fronteggiare fisicamente, sistemando il corpo dinnanzi a questo nemico occulto che avanza. Napoli-Bologna e poi il giudizio che potrà sgomberare il campo da qualsiasi altra contaminazione emotiva oppure inondarlo di un’amarezza cieca e sorda, incapace di leggere ed ascoltare, come l’innocenza assoluta invocata sotto voce in questa storia stranissima in cui non c’è un ruolo che gli appartenga. Non uno, che non sia quello del leader.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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