L’emozione ha voce. «Siamo orgogliosi di arrivare a questa sfida». Paolo Cannavaro aveva sognato un simile momento, lui che un giorno confidò di voler essere quello che «Totti è per la Roma». Un simbolo, con la maglia cucita sulla pelle. Giallorossa quella, azzurra questa, indossata nuovamente da sei stagioni dopo la lunga parentesi vissuta tra Verona e Parma: l’addio alla famiglia e alla squadra del cuore nel ’98 per motivi finanziari, il Napoli di Ferlaino doveva fare cassa e si privò anche dei talenti, non soltanto dei campioni. «Ci rendiamo conto di aver scritto una pagina di storia», raccontò il difensore alla troupe televisiva dell’Uefa che arrivò a Napoli all’inizio di settembre, quando stava per iniziare il girone di Champions. Prima tappa in Inghilterra sul campo del Manchester City, la squadra dello sceicco Mansour. Sembravano ostacoli insormontabili per gli azzurri, arrivati invece al secondo posto, eliminando proprio il City di Mancini. «E non vogliamo fermarci qui».
L’obiettivo è scrivere un’altra pagina di storia perché gli ottavi di Champions, ex Coppa dei Campioni, il Napoli li ha già vissuti nel 1990, quando il capitano era Maradona. Il sogno di andare oltre si infranse nello stadio dello Spartak Mosca, maledetti rigori e maledetto Diego, arrivato in ritardo all’appuntamento nella ex Urss perché ormai schiavo della cocaina. Cannavaro aveva 9 anni e sognava di diventare calciatore come il fratello Fabio, che già giocava nelle giovanili azzurre. Quei sogni sono diventati realtà e adesso per andare avanti in questo affascinante viaggio serve la massima concentrazione perché gli avversari – almeno per i difensori – si chiamano Mata, Drogba e Torres, el niño maravilla che ha affrontato il Napoli nell’edizione 2010-2011 quando indossava la maglia del Liverpool. Cannavaro non ha trascurato il minimo particolare. Alle lezioni di Mazzarri, infatti, il capitano ha aggiunto una serie di analisi personalizzate: ha studiato nei dettagli i campioni dei Blues per non trovarsi impreparato in questa super sfida.
Quando Paolo è tornato a Napoli, c’era aria di festa. Era l’estate 2006, la squadra era appena tornata in serie B. Ma la festa vera è questa, gli azzurri hanno ritrovato la loro magnifica dimensione. «Spaventati per il confronto con il Chelsea? No, siamo al contrario molto motivati e convinti dei nostri mezzi», ha assicurato il capitano. «L’ho detto a dicembre, quando c’è stato il sorteggio: ci aspettano due sfide affascinanti, i nostri tifosi dovranno viverle come autentiche feste. E poi potremo tornare il 14 marzo in uno stadio inglese». Con entusiasmo, si spera. Dipende da questa notte. Il capitano suona la carica.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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