La mappa del cuore è un tragitto breve quanto un sogno: si parte da «la loggetta», si arriva al san Paolo; e in mezzo, in quel crocevia di emozioni, trent’anni con gli occhi spalancati sul mare di Napoli; e sulle contraddizioni d’una città; e poi ascoltarne i rumori; e avvertirne i profumi; e marchiarsela a fuoco sulla fascia da capitano, nell’anima; e andarsene in giro per l’universo, da Manchester a Monaco di Baviera e infine a Vila Real, per ritrovarsi nella culla, gli occhi spalancati e starsene svegli a farsi cantare la ninna nanna, the Champioooonss . Che notte, stanotte!
Cannavaro, il percorso è tracciato?
«So che possiamo entrare nella storia e per un napoletano come me questo sarebbe un traguardo di uno spessore ineguagliabile. Sono cresciuto con la maglia azzurra addosso, non ci avrei mai creduto un giorno di poter giocare una partita del genere. Ma sta accadendo e non voglio perdere quest’occasione».
Si riesce a dormire la notte prima dell’esame?
«Io credo di sì. Ognuno ha il proprio modo di vivere la vigilia, a me la tensione e l’attesa non tolgono il sonno. Certo non è una vigilia come le altre».
Cosa pensa in questi momenti?
«Alla mia carriera, alla mia famiglia, alla possibilità di poter centrare un obiettivo sconosciuto, di affiancare personaggi che sono entrati nella leggenda. E tutto ciò, mi creda, accade all’uomo ancor prima che al calciatore».
Dice Andrea Carnevale: superare il turno equivale a vincere l’Uefa.
«Ringrazio Carnevale, ma so bene che un trofeo di quella portata resta nella bacheca. Noi, dovessimo farcela, avremmo regalato un successo di proporzioni incredibili ai nostri tifosi ed a noi stessi: perché questo, giova ricordarlo, veniva etichettato come il girone della morte. E il Napoli, a fine agosto, era considerato l’anello debole del quartetto».
Si rischia di pensare a Manchester City-Bayern o vi isolerete?
«Nessuna informazione né in panchina, né in campo. Giochiamo la nostra partita, abbiamo il destino nelle mani e siamo intenzionati a vincere, evitando di sapere cosa accada altrove. Non ci saranno distrazioni, la concentrazione è esclusivamente al Madrigal».
Le vittorie contro Milan, Inter e City dimostrano che non avete più soggezione.
«Siamo consapevoli della nostra forza. Il gruppo è solido, l’ossatura è quella ormai storica, nella quale ci sono stati innesti di qualità. C’è la continuità del progetto e i risultati degli ultimi due anni, con Mazzarri, dimostrano la bontà delle scelte. Sentiamo che gli avversari ci affrontano diversamente, ci trattatano per quel che siamo: una grande».
Tante partite, troppe: teme affaticamento?
«E’ vero che contro la Juventus e a tratti con il Lecce abbiamo un po’ mollato, ma è naturale. Però il turn-over ha consentito a qualcuno di recuperare. In Italia, poi, qualsiasi partita è difficile. Ma noi siamo pronti, stavolta non c’è fatica che tenga, vogliamo farcela».
Cosa vi direte?
«Poche parole. La preparazione di una partita varia di soggetto in soggetto. Inutile perder tempo in suppliche. Sappiamo di dover dare più di quello che abbiamo, nessuno regala niente. Sarà dura, ma noi siamo ad una vittoria dagli ottavi e siamo intenzionati ad agguantare questo traguardo fantastico».
In sfide del genere, c’è un nemico occulto: la paura di vincere.
«Non ci riguarda, stiamo bene e abbiamo un organico all’altezza della situazione. La pressione non ci è mai mancata, perché Napoli è giustamente esigente: siamo costretti sempre a vincere. E crediamo in noi stessi».
Suo padre le chiede un gol in regalo.
«Mi basterebbe portare a lui e a tutta Napoli la qualificazione».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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