Ma cosa gli è girato nella testa, in quel momento? Forse lucida follia o anche un po’ di sana incoscienza. O forse no: solo un replay di se stesso, del Cannavaro di cinque anni fa, uno slancio verso l’ignoto, le spalle alla porta, il corpo che s’inarca, il destro che cerca l’impatto con il pallone e lo trova. Gol. Il calcio -pure a luglio- cerca prelibatezze del genere, capolavori che diano un senso alle partite e che scatenino l’adrenalina che scorre pure nelle vene dei tifosi: e il Cannavaro-2, la riproduzione fedele del Cannavaro-1, ventotto agosto 2006, la figurina alla Carletto Parola che proprio allo scadere dei supplementari afferra la Juventus per i capelli, fa 3-3 e va ai rigori, vincendoli.
CHE BOMBER– Certo che c’è da stropicciarsi gli occhi, perché stavolta le cosce sembrano uscite dal frullatore e il cervello s’è impantanato da un bel po’, tutta colpa della preparazione propria e di quella altrui, che Cannavaro Paolo rimette in discussione con la prodezza personale, una rovesciata d’altri tempi, come non s’usava quasi più. «Devo dire la verità che ho fatto veramente un gran gol. E devo dire la verità che la sorpresa maggiore è arrivata dalla risposta della squadra: dal punto di vista atletico, rischiavamo parecchio; e invece ci siamo rialzati dopo il loro gol, abbiamo sentito una scossa e reso felici tutti i nostri tifosi, che erano tanti anche qui. Non mi sarei preoccupato in caso di sconfitta ma sempre meglio vincere anche in amichevole».
CHE CAPITANO– Uno dice: Napoli 3, Bayern 2. Dopo che i tedeschi sono scappati via; dopo che i muscoli hanno offerto qualche perplessità; dopo che Cannavaro ha deciso di fare da sé, di strapazzare la noia del pregiudizio assoluto, d’infischiarsene del suo ruolo di difensore e di andare a far le veci di Lorenzino Insigne, prima che il «bimbo» de oro se ne inventasse un’altra delle sue, mettesse la ceralacca sulla partita e si prendesse in dote la dolce ironia del proprio punto di riferimento nello spogliatoio: «Sono andato da Insigne per dirgli che stavolta ha sbagliato: perché lui i gol deve farli al primo tiro». La carezza che t’aspetti e però anche altro, perché a trentuno anni, con la fascia di capitano su un braccio e la conoscenza diretta dell’euforia che spigiona una città -la propria- come Napoli, val la pena di correggere il tiro, di starsene allerta, di inviare messaggi diretti: consiglio all’acquisto più eccitante di quest’estate, dunque. «Insigne è forte davvero, perché ha colpi che ti stupiscono. E’ un ragazzo, però, per fortuna sua, e dunque va lasciato tranquillo, bisogna stare attenti, non caricarlo di eccessive responsabilità. E l’entusiasmo di Napoli può essere un’arma a doppio taglio».
CHE CHAMPIONS– Poi uno dice pure Napoli-Bayern e allora si pensa ad Arco di Trento, certo, e però senza dimenticare il san Paolo, l’Allianz Arena e quella Champions che è un desiderio e forse diventerà un’ossessione per chiunque, Paolo Cannavaro compreso, che avverte ancora sulla pelle la sensazione indimenticabile di otto serate da favola: «Io ho sentito e letto ciò che ha detto De Laurentiis: abbiamo un presidente ambizioso e, onestà per onestà, noi siamo come lui, perché avvertiamo dentro gli stessi richiami e coltiviamo le identiche aspirazioni. Il Napoli, è vero, vuole conquistare la Champions che nell’ultima stagione ci è sfuggita praticamente alla penultima giornata». Quando si dice: è un gioco di squadra…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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