La napoletanità è il valore continuamente invocato dal presidente De Laurentiis. Il numero uno azzurro si ferma spesso a sottolineare come la città e la squadra debbano completamente identificarsi fino a diventare una sola entità. Del resto nel Napoli che ha vinto gli scudetti di napoletani ce n’erano e come, basti pensare ai vari Bruscolotti, Caffarelli, Volpecina, Ferrara, De Napoli ed altri ancora; uno zoccolo duro tutto partenopeo che ha dato il suo prezioso contributo nel periodo d’oro del club tra la metà degli anni ottanta ed i primi anni novanta. Il pensiero di De Laurentiis è assolutamente condivisibile e la necessità di affermare la napoletanità nella nuova squadra che Benitez sta allestendo è ancora più urgente visto il taglio internazionale che si vuole dare alla società ed alla rosa. L’esaltazione del territorio e del prodotto calcistico nostrano, però, deve essere un valore a tutti gli effetti sostenuto con i fatti e non soltanto a parole.
A Dimaro, tra le montagne della Val di Sole, il Napoli si allena per trovare il nuovo assetto tattico e la giusta condizione fisica per affrontare un’annata ricca di novità e di sfide. Un esempio importante in tal senso è la scelta compiuta riguardo a Gianluca Grava, diventato responsabile del settore giovanile. De Laurentiis, puntando sull’ex numero due azzurro, ha dato valore a quella napoletanità che dice di apprezzare. Nel gruppo azzurro a Dimaro, oltre Luigi Vitale e Luigi Sepe destinati ad andare in prestito altrove, ci sono tre napoletani doc: Paolo Cannavaro, Lorenzo Insigne e Gennaro Tutino.
Paolo è il capitano di questa squadra. Ha guidato il Napoli con la fascia al braccio nella cavalcata dalla serie B alla Champions e riportando la sua squadra del cuore, e della sua città, tra le grandi d’Italia e d’Europa. Paolo ha dovuto “combattere” a lungo con quel cognome pesante che porta sulle spalle; essere il fratello del grande Fabio e giocare nel suo stesso ruolo avrebbe abbattuto chiunque ma non il numero 28 azzurro. A differenza del pluridecorato fratello maggiore, Paolo è riuscito a prendersi grandi soddisfazioni con la maglia del Napoli ed il 20 maggio del 2012 ha alzato al cielo di Roma la quarta Coppa Italia conquistata dagli azzurri, primo trofeo dell’era De Laurentiis. Quest’anno Cannavaro jr. si è presentato in ritiro carico e sorridente come sempre, ma la sua situazione contrattuale è alquanto precaria: per vedersi prolungare il contratto fino al 2015 e per percepire l’ingaggio mantenuto sino a quest’anno, il capitano azzurro dovrà disputare almeno 25 gare in stagione. Sarebbe bello se la società ed il presidente De Laurentiis eliminassero questa clausola dal contratto e rendessero più salda la posizione del capitano “napoletano” del Napoli.
Insigne viene da Frattamaggiore, dalla provincia a nord di Napoli, quella immediatamente a ridosso della città. Uno dei talenti più cristallini del panorama calcistico italiano, un calciatore dalla classe e dalla personalità non indifferente. Al primo anno di A ha totalizzato 37 presenze pur non essendo tra i primi nelle gerarchie mazzarriane, si è conquistato il ruolo di leader della nazionale under 21 ma sa benissimo di poter fare di più. Insigne è seguito dai più importanti club europei; nel corso dell’europeo Under 21, il Real Madrid lo ha monitorato e già lo scorso anno il PSG ha mostrato interesse nei suoi confronti. Lorenzo ha dimostrato con i fatti l’attaccamento alla maglia azzurra decidendo di non prendere nemmeno in considerazione un’offerta proveniente dall’Inghilterra. Il Sunderland di Paolo Di Canio, esterno d’attacco che ha infiammato il San Paolo in passato, prima di virare su Giaccherini, aveva indicato come prima scelta Lorenzo Insigne. L’ex Juventus ha portato a casa un contratto quadriennale da due milioni di euro a stagione; una proposta presentata a Insigne, cifre al momento neanche vicine a quanto percepito in azzurro.
Lorenzo ha, però, deciso di non farsi attrarre dalle sirene inglesi e di continuare a giocare per la squadra della sua città e di mettersi a disposizione di un allenatore che sembra avere grandi progetti per lui. Sarebbe bello che la società, nella persona di De Laurentiis o Bigon, si facesse avanti con una proposta di rinnovo ed adeguamento contrattuale (per altro già promessa la scorsa stagione, ndr.) premiando così l’attaccamento alla magliadel giovane attaccante, sempre nel nome della napoletanità.
Gennaro Tutino è il simbolo di un legame sempre più ricercato tra settore giovanile e prima squadra. Tutino porta napoletanità la porta già nel nome ed, infatti, era molto emozionato nei primissimi giorni a Dimaro. Si tratta di un classe ’96, a 17 anni sta vivendo una favola. Il momento più importante della sua giovane carriera è arrivato la sera del 13 marzo scorso allo Juventus Stadium, nella gara d’andata della finale della Primavera Tim Cup. Con il Napoli sotto di un goal ed in evidente difficoltà Tutino, uno dei più giovani in campo, va a recuperare caparbiamente il pallone ed a segnare con un diagonale da posizione defilata dopo aver disorientato un avversario con un dribbling secco. Una rete splendida seguita da un’esultanza provocatoria ma rispettosa, tesa a zittire una parte della curva bianconera che, nonostante in campo vi fossero giovani ragazzi alcuni dei quali non ancora maggiorenni, non perse l’occasione per riservare cori razzisti nei confronti dei napoletani. Benitez ha voluto a Dimaro Tutino che il 20 Luglio raggiungerà i compagni della Primavera di Saurini a Cogolo di Pejo. Da Cannavaro a Tutino, passando per Insigne, tre generazioni in grado di dare a questa squadra una fondamentale risorsa: la napoletanità. Che la società li protegga…
A cura di Luigi De Magistris
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