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Cannavaro in versione “die hard” vuole riprendersi la difesa

Benitez potrebbe farlo esordire nella prossima sfida casalinga

NAPOLI – Paolo Cannavaro cita Bruce Willis: « Sono duro a morire». E poi cita se stesso: « Per giocare nel Napoli ci vogliono due palle enormi? Io mi accorgo di averne 6». La rincorsa è ufficialmente partita. La rincorsa al posto perduto al centro di una difesa che, obiettivamente, a Verona con il Chievo ha stonato e neanche poco, rispetto a un’orchestra complessivamente da applausi, dopo la notte di assoluta serenità vissuta al cospetto di un Bologna incappato in una partita a dir poco storta. Fatto sta che finora, dopo la rivoluzione di Benitez, il riferimento di tre generazioni di allenatori è stato una riserva: panchina all’esordio al San Paolo e bis in trasferta. Neanche un minuto in campo. E in mezzo il rifiuto di venderlo al Milan a fine mercato. Da mal di testa.

IL CARATTERE – E allora, la storia. Anzi, la fotografia di un momento particolare, delicato, postata ieri su Instagram, uno dei tanti social a disposizione degli amanti del mondo virtuale, che in un clic ha fatto il giro del web: « Per giocare nel Napoli ci vogliono 2 palle enormi? Io a volte ho pensato di averne addirittura 4? ora invece mi accorgo di averne 6!!!!!! Duro a morire nel bene e nel male!!!!!». Firmato: Paolocannavaro. Secco, così. Chiaro e tondo.

LA SINCERITA’ – Un messaggio diretto e senza filtri che, in un mondo condizionato da segreti molto spesso per nulla segreti, fa rumore. Uno stato d’animo, per dirla in una frase, raccontato e anche motivato da una storia con Napoli misteriosamente travagliata: sempre tra i migliori ma anche, e senza motivo, tra i più criticati. Sin dalla prima stagione. Perché? Forse nessuno è davvero profeta in patria; o magari, da fratello di un certo fratello – incolpevole, per carità – ha sempre dovuto sudare il triplo. Chissà. Di certo, del Napoli è diventato capitano e simbolo per meriti, e nei suoi occhi arde brace azzurra.

AMARA NOVITA’ – Occhi increduli all’alba dell’ottava stagione, coronamento di un progetto sposato in B e passato attraverso la promozione, l’Intertoto, l’Europa League, la Champions, il sogno scudetto e la campagna per rivederlo in Nazionale dopo il Donadoni ct. Momenti indimenticabili. Come è certo che Cannavaro non dimenticherà mai le prime due partite di questo campionato: zero minuti giocati.
Strano ma vero, per un capitano che, sin dall’arrivo a Napoli, e dunque dalla stagione 2006-2007, in serie B, era stato costretto a saltare soltanto una volta una partita di inizio annata. Per squalifica: Napoli-Cagliari 0-2, la prima dopo il ritorno in A, del 28 agosto 2007. Un caso, tutto qua: prima e dopo sempre titolare e sempre con la fascia al braccio sinistro (eccezion fatta per Piacenza-Napoli in B): con Reja, Donadoni e Mazzarri. Pilastro e colonna. Riferimento. Fino alla scelta di Benitez: panchina con il Bologna e bis con il Chievo. E in mezzo, il rifiuto di venderlo al Milan e l’esibizione del marchio di “incedibile” ricamato sulla sua maglia dal club. Una maglia ancora asciutta. Nonostante il caldo infernale.

LE PECCHE – Eppure, le sole pecche del bel Napoli di Rafa ammirato fino a sabato sono emerse proprio in difesa: errori individuali costati due gol con il Chievo. Campanello in vista di sfide con avversari del rango tecnico-tattico del Napoli. Piccolo allarme e la certezza che, tutto sommato, Cannavaro ha carte da giocare a bizzeffe. Magari già nel trittico del dopo-sosta, Atalanta-Borussia-Milan. Si vedrà. Come anche il discorso del rinnovo del contratto (in scadenza nel 2015): del resto, se le proposte del City e del Milan sono state respinte, un motivo ci sarà. Magari più di uno.

Fonte: Corriere dello sport

La redazione
F.G.

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