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Cannavaro: «Il secondo posto vale uno scudetto»

Paolo Cannavaro:

«Mi è sbattuta qui, proprio sul petto. Colpa del fisico: faccio troppa palestra». Prova a prenderla a ridere quando torna a parlare del suo autogol contro l’Atalanta di domenica. Al Campidoglio, con alle spalle la targa che ricorda quando qui, nella sala Giulio Cesare, è venuto in visita papa Giovanni Paolo II, riceve il premio Andrea Fortunato. Per Cannavaro junior è una giornata tormentata dai ricordi. Che non nasconde. Non c’è solo il ricordo di Fortunato ma anche quello di Carmelo Imbriani. «Io l’ho sentito quasi tutti i giorni nel periodo in cui è stato ricoverato in ospedale. Lui lottava contro il male e io ero giù per la mia vicenda personale (la squalifica per omessa denuncia poi cancellata, ndr). Carmelo si accorgeva della mia voce triste e mi dava coraggio. Una persona eccezionale».
Il capitano prova a girare pagina, prima che la commozione travolga tutto e tutti. «Il secondo posto? Vale quasi come uno scudetto. Balotelli dice che prima o poi ci raggiunge, ma io credo che per loro non sarà facile. Il campionato è diventato molto equilibrato ed è sottile il filo che divide una squadra dall’altra. Ma è un campionato bello e noi dobbiamo continuare sulla strada ripresa con l’Atalanta».
Il Milan a meno due non lo preoccupa. E neppure la Fiorentina e l’Inter: «Abbiamo avuto la conferma di essere fortissimi, poi anche Cavani ha ripreso a segnare dunque meglio per noi. Ma noi non pensiamo al duello col Milan, pensiamo al Torino». Lo spogliatoio azzurro ribolle di sentimenti forti, per niente sfumati. C’è l’orgoglio del capitano. In prima linea: «Se Cavani continua a segnare così, faremo fatica a trattenerlo, però pure noi abbiamo gli argomenti giusti per convincerlo a non andare via». Il Matador è al centro dei pensieri di tutti. «No, io non gli ho parlato. Io penso che in certi momenti uno deve essere lasciato in pace. E così Edi è tornato a segnare per la gioia di tutti noi che siamo corsi ad abbracciarlo».
Alla fine del tunnel, c’è un gruppo che ha dimostrato armonia e unione: «Al di là della posizione in classifica era importante vincere per dimostrare chi siamo. C’è stato un periodo storto, anche con l’Atalanta sembrava una gara stregata, poteva finire in goleada ma alla fine siamo riusciti a strappare una vittoria sofferta. E alla fine eravamo davvero tutti felici».
Per lui ieri oltre al premio Fortunato per il Fair Play, consegnato dall’ex consigliere federale Salvatore Gagliano, anche un altro anniversario: quello di matrimonio. «Di solito si festeggia con un gol, io lo festeggio con un autogollonzo… Quello che conta è che siamo tornati a vincere». E a sorridere.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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