La squadra ha apprezzato, l’incontro con De Laurentiis è piaciuto agli azzurri. «Il presidente si è comportato come un padre – ha riferito a nome di tutti Paolo Cannavaro a Radio Marte – ci ha dato quella tranquillità che ci serviva. Il suo discorso ci aiuta a venire fuori da questo momento, ci ha anche spronati». Detto questo, il capitano sa bene che serve una scossa per mettere alle spalle tre sconfitte consecutive. «Non era mai accaduto con Mazzarri, i primi a essere dispiaciuti siamo noi, ma dopo ogni schiaffone sappiamo come reagire. Il Napoli non è scoppiato come dicono all’esterno, ne ha e lo dimostrerà. Vogliamo stupire ancora, il ciclo non è affatto finito, tireremo fuori gli attributi». Tutto d’un fiato, perché Cannavaro soffre da napoletano e prova anche ad analizzare il punto più basso della stagione, il calo mentale e fisico, il crollo della difesa, l’eccessivo impiego degli stessi calciatori. Proprio Paolo ha giocato 37 delle 44 gare stagionali.
«Dobbiamo dimenticare l’eliminazione in Champions, è stata un’esperienza emozionante per tutti. Ci ha bloccato però di più la rimonta subita dal Catania, siamo andati in difficoltà soffrendo con Juventus e Lazio. Siamo un po’ stanchi, infortuni e squalifiche pesano ma basta poco per recuperare. Sono diverse le cause dei tanti gol subiti, però è un problema che riguarda l’intera squadra». Il capitano prova anche ad indicare la retta via. «Ne verremo fuori, abbiamo la coscienza pulita, produciamo sempre gioco offensivo, forse ci manca vincere in modo fortunato». Poi va all’attacco. «Preferisco comunque giocare in una squadra che ha idee, sono orgoglioso di essere il capitano della squadra più forte nella quale abbia mai giocato. Chiedo ai tifosi di starci vicino, ero in tribuna mercoledì e se non fosse stato per i ragazzi delle curve il San Paolo sembrava un teatro. Abbiamo bisogno del supporto di tutti, non regaleremo niente a nessuno». A partire da Lecce: «Sarà una battaglia, dovremo giocare con il coltello tra i denti, loro si giocano la serie A». Guai però a parlare di terzo posto, della finale di Coppa Italia, della necessità di evitare almeno i preliminari di Europa League. «Sogno di alzare un trofeo da capitano, abbiamo sempre creduto nel podio in campionato e lo dico a nome di tutti, sarebbe utile non complicarci la preparazione estiva ma ora è inutile parlarne, pensiamo solo al Lecce». Infine «’O surdato ‘nnammurato», il coro cantato a Torino e a Roma ha ferito anche lui. «Non ne parliamo – e si mette la mano sul cuore – ma evidentemente gli altri non hanno cori da cantare. È un altro motivo per rifarci, subito».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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